Squinzi ha ragione ma torneremo alla concertazione?

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Squinzi ha ragione ma torneremo alla concertazione?

13 Aprile 2013

di Ronin

Il presidente di Confindustria Giorgio Squinzi ci ha abituato a dichiarazioni taglienti e se lo può permettere essendo concreto uomo del fare. Mapei, l’azienda che ha tirato su in una vita professionale, è diventata un gruppo capace di competere a livello internazionale. Per cui si può comprendere il suo stile diretto davanti all’inerzia della politica e alla mancanza di un governo.

Del resto aveva iniziato così, con il suo discorso di insediamento a Confindustria o quando fece tremare i polsi a Monti e alla Fornero parlando di "macelleria sociale" e definendo la riforma una "boiata". Ieri ha rincarato la dose chiedendo di "vivere un Paese dove la politica sia buona politica e si faccia rispettare e stimare per le scelte che compie e per quanto sa realizzare", raccogliendo il plauso di molti esponenti del Centrodestra.

Fare presto, quindi. Un mantra che ormai si ripete spesso, forse la richiesta che viene avanzata con più forza al mondo politico. E va bene così.

Ma attenzione perché la fretta rischia di fare i figli ciechi. Bisogna affrontare la crisi certo ma non solo a parole o con i discorsi, bensì nei fatti e quello che si sta delineando all’orizzone è un dialogo, importante, nessuno lo mette in dubbio, necessario visti i tempi, con i sindacati, un ritorno alla concertazione pur sapendo che quel metodo appartiene al passato.

Non è sicuramente il momento di aprire fronti conflittuali tra le parti sociali, è comprensibile, ma è utile alzare i toni? Sicuramente sì se serve a dare un colpo di frusta alla classe politica per uscire dallo stallo. Meno se si tende a scaricare sulla politica i costi della crisi e le scelte più difficili.