Squinzi l’ha spuntata sul filo di lana anche grazie ai voti decisivi di Eni
23 Marzo 2012
E’ stato un giorno importante per la Confindustria italiana. Ieri, infatti, si è deciso chi guiderà l’associazione degli industriali fino al 2016. Un periodo lungo ed essenziale per l’Italia che deve uscire in fretta dalla crisi economica che sta colpendo duramente l’economia.
Un giorno essenziale che per la prima volta ha visto un vero e proprio confronto. Nel passato recente, non era mai accaduto che il giorno stesso della riunione della Giunta di Confindustria non fosse sicuro il vincitore. Normalmente, la designazione era un processo lungo di riflessione, durante il quale si cercava di dare un’immagine di unità all’interno della stessa.
Così non è stato questa volta e i due sfidanti, Alberto Bombassei e Giorgio Squinzi, portavano avanti idee differenti. Il primo era considerato a capo dell’ala più riformatrice della Confindustria ed è anche quello che più si è esposto per un cambio delle relazioni industriali italiane. Il secondo è invece il candidato che porta avanti una visione dell’associazione più simile al passato. Un riformatore nella continuazione delle politiche decise in passato da Emma Marcegaglia, la presidente uscente.
Entrambi sono imprenditori di successo. Mentre Bombassei ha reso la sua Brembo leader mondiale degli impianti frenanti, Giorgio Squinzi con la sua Mapei ha saputo conquistare la fiducia di molte persone.
La vittoria è andata a Giorgio Squinzi per un margine molto ristretto. Con 93 voti contro gli 82 dello sfidante, il patron della Mapei è diventato il Presidente di Confindustria. Un’associazione che negli ultimi anni è andata un po’ indebolendosi, soprattutto per l’uscita di Fiat.
Il dissenso di Sergio Marchionne venne alla luce quando il manager Fiat decise di andare avanti nel contratto “Pomigliano”. Per l’azienda torinese era infatti essenziale acquistare maggiore flessibilità nelle relazioni sindacali per cercare di non chiudere gli impianti italiani. Questo dissenso culminò appunto con l’uscita di Fiat e non è un caso che Sergio Marchionne è stato un forte sostenitore della “nuova Confindustria” che proponeva Bombassei. Una visione in contrasto invece con quella di Emma Marcegaglia, con la quale ci furono diverse incomprensioni.
Cosa succederà adesso? Prima della sconfitta Bombassei aveva annunciato di preparare un’opposizione interna alla stessa Confindustria. Un fatto nuovo che in realtà potrebbe essere anche benefico per l’associazione degli industriali. Meglio dentro che fuori, si potrebbe sintetizzare con una battuta.
Un punto da sottolineare è tuttavia quello relativo alla presenza di imprese di Stato all’interno dell’associazione industriali. È mai possibile che il voto sia influenzato dai grandi colossi che sono di proprietà pubblica? È un bene per la stessa Confindustria?
L’associazione industriali potrebbe acquistare ancora maggiore autorevolezza nel momento in cui rappresentasse gli interessi privati. Questo è un punto debole che il programma di Squinzi non sembra affrontare. Avere all’interno Enel o Eni e fuori Fiat forse non è una vittoria per l’associazione degli industriali.
Comunque sia, i problemi interni di Confindustria sono di portata molto più limitata rispetto ai problemi esterni. La crisi che sta colpendo l’Italia, dovrà far ripensare il ruolo della stessa associazione nel dialogo sociale. Una sfida molto difficile per il nuovo presidente.