Staino (Assovalori): “Cashback? Indietro non si torna, quelle risorse vadano a imprese e lavoro”

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Staino (Assovalori): “Cashback? Indietro non si torna, quelle risorse vadano a imprese e lavoro”

26 Ottobre 2021

Sospeso l’estate scorsa, il Cashback resta una incognita della nuova legge di bilancio. I rumors sulla stampa lo vorrebbero già fuori dalla manovra, ma cosa farà il Governo? Riprenderà in considerazione il provvedimento voluto dal Governo Conte 2, riattivando il Cashback (magari depotenziato), o la sospensione diventerà un addio definitivo? Del Cashback e più in generale della transizione verso la moneta elettronica parliamo con Antonio Staino, presidente di Assovalori, la Associazione professionale delle aziende del trasporto valori in Italia.

Presidente Staino, arriva la manovra 2022. Quale sarà il destino del Cashback?

Non ho la sfera di cristallo, aspettiamo l’approvazione della Legge di Bilancio per capirlo. Posso dire però che da più di un anno, in un momento particolarmente drammatico nella vita del nostro Paese, con Assovalori abbiamo fatto il possibile per mettere in guardia l’opinione pubblica dagli aspetti più azzardati e contradditori del Cashback di Stato.

Riannodiamo i fili di questa storia. Perché il Governo ha sospeso il Cashback?

A mio parere perché si è trattato di una iniziativa costosa che non ha raggiunto il suo obiettivo primario, ovvero contrastare l’evasione fiscale. Il Cashback piuttosto ha penalizzato l’intera filiera del contante, già piegata dalla pandemia e oberata da tutta una serie di adempimenti burocratici che derivano dalle normative antiriciclaggio. Posso andare avanti se vuole.

Prego.

Il Cashback ha alimentato le diseguaglianze sociali nel nostro Paese, favorendo chi usa abitualmente la moneta di plastica come forma di pagamento, a discapito di fasce sociali più deboli e certo non minoritarie, penso agli anziani e a chi non ha tutta questa dimistichezza con gli strumenti informatici. Per non parlare poi di misure come il Supercashback!

Non le piacciono i premi?

Ma per favore, abbiamo assistito al trionfo dei furbetti che usando in modo scriteriato i micropagamenti per eludere le regole e scalare la classifica del Supercashback hanno finito per creare solo un sacco di grane agli esercenti.

In Parlamento però non tutti sembrano pensarla come lei…

È chiaro che qualcuno proverà a far rientrare il Cashback nella manovra. Del resto è fisiologico che in una compagine di governo così ampia vi sia chi insiste per trovare modi migliori di proseguire il programma. Mi chiedo però cosa ci sia di migliorabile in una misura che il Presidente del Consiglio Mario Draghi ha giudicato “regressiva”, considerando gli scarsi risultati che ho appena elencato. L’impressione se mai è che si voglia fare di questo provvedimento una bandiera ideologica da rivendicare davanti agli elettori. Ma a nostro parere il Cashback va superato definitivamente.

Anche se le risorse per finanziarlo dovessero essere ridimensionate? Si parla di mezzo milione di euro nel 2022, dovevano essere 3 miliardi.

Guardi, in una fase così delicata per il rilancio della nostra economia ritengo che sia più logico destinare tutte le risorse disponibili al mondo delle imprese e del lavoro, rafforzando gli ammortizzatori sociali o riducendo una pressione fiscale che troppo spesso pesa in modo insopportabile su chi fa impresa e crea occupazione.

Il Cashback doveva servire a rendere gli italiani più consapevoli sulla transizione verso le forme di pagamento digitale. Il mondo sembra andare in questa direzione. Non le sembra che remare contro finisca per essere una battaglia di retroguardia?

Non bisogna essere pregiudizialmente contro i pagamenti elettronici ma neppure demonizzare l’uso del contante. Quello che serve è un bagno di realismo e tanto buonsenso. Noi portiamo avanti con coerenza una battaglia di libertà, la libertà di scelta dei cittadini che va preservata.

Si spieghi meglio.

Gli italiani dovrebbero essere messi nelle condizioni di scegliere la forma di pagamento che preferiscono, non subire delle decisioni prese dall’alto, magari per favorire le grandi aziende della moneta di plastica. E poi la discussione su come garantire la pluralità dei metodi di pagamento nel contesto della trasformazione digitale mi sembra viva e aperta in tutta Europa. Lo sa che la Svezia, uno dei Paesi che si erano spinti più avanti nei pagamenti digitali, ha fatto marcia indietro riconsiderando l’uso del contante?

La BCE spinge per l’Euro digitale.

Questo è un progetto sensato perché l’Europa oggi deve proteggere la propria sovranità monetaria dall’avanzata delle monete digitali private e da quelle di grandi potenze come la Cina. Ma questa autonomia strategica va coltivata senza fare salti nel buio e senza cedere a imposizioni burocratiche. La verità è che la trasformazione digitale presuppone un grande investimento in conoscenza per favorire quanto più possibile la diffusione di comportamenti consapevoli tra gli europei.

Cosa si dovrebbe fare?

Investire nella educazione digitale e finanziaria per ridurre il gap esistente tra i cittadini con le conoscenze necessarie a vivere il cambiamento in atto e quelle fasce sociali che ancora non sono pienamente alfabetizzate dal punto di vista dei pagamenti elettronici. Non si possono lasciare indietro persone che rischiano di essere tagliate fuori dai processi dei quali parliamo, se la transizione dovesse avvenire in modo troppo drastico e repentino.

C’è anche il tema della sicurezza.

Infatti, sicurezza vuol dire garantire la circolazione del contante perché solo così eviteremo i rischi derivati da una totale digitalizzazione del sistema dei pagamenti. Dobbiamo difenderci da hacker e criminalità informatica, essere pronti ad affrontare eventi estremi in grado di destabilizzare il sistema. Aggiungo che tanti europei chiedono che la loro privacy venga tutelata, come è emerso chiaramente dalla Consultazione pubblica sull’Euro digitale. La Unione Europea e i Governi nazionali hanno il dovere di dare risposte concrete a queste richieste.

E allora?

Bisogna smetterla di pensare che i pagamenti digitali possono essere imposti a italiani ed europei. Il denaro fisico, la moneta contante dovrà restare disponibile perché come ho già detto solo così verrà garantita la libertà di scelta dei cittadini. Ecco perché noi di Assovalori continuiamo a impegnarci in una profonda campagna di sensibilizzazione della opinione pubblica su questi temi, e le assicuro che lo faremo fino in fondo. Non siamo soli, né in Italia né in Europa. A volte quando tanti sassolini si muovono insieme possono formare una piccola valanga destinata a cambiare le cose.