Stalking. Primo sportello “Adoc” a Perugia,  già 48 le segnalazioni

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Stalking. Primo sportello “Adoc” a Perugia, già 48 le segnalazioni

21 Ottobre 2009

Lo sportello anti-stalking inaugurato lo scorso aprile a Perugia dall’Associazione per la difesa e l’orientamento dei consumatori (Adoc) fa già scuola. La prima esperienza del genere in Italia – pensata per fornire consulenza legale e psicologica e avviata dopo la legge del febbraio 2009 che ha introdotto il reato – sarà infatti replicata in tutte le sedi dell’Adoc in base a quanto deliberato dal consesso nazionale dell’associazione. Sono già 48 le segnalazioni ricevute in questi primi mesi, dalle quali sono scaturite anche sei denunce che in alcuni casi hanno portato alla adozione di speciali provvedimenti a tutela delle vittime. A farle sono state soprattutto le donne, tutte oggetto di molestie da parte di “ex” che sempre più spesso si avvalgono dei nuovi mezzi di comunicazione: dai telefonini ad internet. Ma c’è stata anche la richiesta di aiuto di un uomo, il quale ogni volta che cercava di vedere il figlio veniva inseguito in superstrada dalla ex compagna e dal suo nuovo fidanzato.

Un primo bilancio della attività è stato fatto oggi ai giornalisti dal presidente dell’Adoc Umbria Angelo Garofalo e dal coordinatore del gruppo di esperti che si occupa dello sportello, l’avvocato Paolo Rossi, docente di diritto presso l’Università degli studi di Perugia. “Quando si propone una cosa nuova – ha detto Garofalo – è facile che sia derisa, come accadde con il nostro sportello anti-mobbing, o considerata ovvia. Invece, anche i primi mesi di esperienza dello sportello anti-stalking confermano la rispondenza a un fenomeno reale”. “Il primo dato importante – ha aggiunto l’avvocato Rossi – è proprio l’esigenza diffusa di aiuto emersa nel nostro territorio. E devo dare atto che la materia è oggetto d’attenzione sia dagli organi inquirenti, ovvero le Procure della Repubblica di Perugia e Terni, sia dagli organi di stampa. Le Procure, in particolare, hanno manifestato sensibilità, con risposte rigorose e provvedimenti restrittivi della libertà personale”.

“In prima battuta si coltivano misure preventive – ha spiegato il presidente dell’Adoc Umbria – e la porta resta aperta anche ai potenziali stalker, ma questo non significa atteggiamento buonista. Non abbiamo remore a chiedere provvedimenti cautelari se il comportamento è reiterato e aggressivo-compulsivo. Il nostro obiettivo primario resta infatti la tutela delle vittime, persone dalla vita sconvolta e con bisogno di supporto psicologico”. Senza contare che “spesso ci sono vittime di secondo grado, i figli, soprattutto minori, nati da convivenze finite”.

A questo proposito Rossi ha illustrato il problema di un uomo fatto oggetto di inseguimenti in superstrada dall’ex compagna e dal nuovo compagno di lei ogni volta che esercitava il diritto di vedere suo figlio: “Un esempio di attività di tipo minaccioso che si esplica attraverso fatti e non parole e che evidenzia come lo stalking possa essere l’anticamera di altri reati, come tentativi di estorsione generati da rivendicazioni economiche. Se prima certi fenomeni erano riconducibili solo al reato di minacce con scarsi risultati in sede legale, l’introduzione del reato di stalking è servita a prevenire evoluzioni verso comportamenti lesivi, violenze fisiche e delitti”.

Proprio nello spirito della prevenzione, lo sportello perugino è anche a disposizione di chi chiede aiuto per non trasformarsi in potenziale stalker. “Mi è rimasta impressa una lunga conversazione telefonica con un uomo di Spoleto – ha raccontato Rossi – in lite con la ex moglie per i figli. Ho trovato una persona molto travagliata dal punto di vista interiore che si domandava se la sua aggressività verbale rientrasse nella semplice rivendicazione di esercitare la potestà genitoriale o sconfinasse nello stalking. Alla fine ci ha ringraziato. Forse rivolgendosi allo sportello si è fermato in tempo”.

Infine il monitoraggio dello sportello Adoc dimostra che lo stalking imbocca sempre più spesso la via dei nuovi mezzi di comunicazione. Gli atti persecutori sono allora perpetrati via cellulare, con l’invio di sms e telefonate, o attraverso siti web e social network come Facebook e MySpace. La Procura di Perugia, ha riferito Rossi, si sta occupando proprio di un caso del genere. “Un uomo di una certa età – ha detto – aveva interrotto in apparenza in modo consensuale una relazione con una donna molto più giovane. All’inizio era stato tempestato di telefonate a ogni ora del giorno e della notte. Poi la persecuzione si è spostata su Facebook, dove la ex prima ha minacciato gesti autolesionisti e poi ha rivolto minacce di morte all’uomo, fino all’invio di foto che ritraevano forbici insanguinate”.