Stati generali della cultura a Pescara: per difendere un “bene pubblico” necessario

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Stati generali della cultura a Pescara: per difendere un “bene pubblico” necessario

07 Maggio 2012

La cultura non è un lusso ma una necessità. E’ un bene pubblico di cui si deve poter fruire attivamente, foriero di stimoli, idee, crescita, innovazione e plusvalore economico. Ebbene sì, come rilevato da studi economici di prestigiose fondazioni italiane e dalla stessa Ue, ci sarebbe una relazione diretta fra ripresa economica e sviluppo culturale ed un effettivo riposizionamento del valore della cultura sulla scala delle priorità su cui valga la pena investire, può tradursi in incremento reale del Pil e rilancio del sistema-paese. 

Come non lasciarsi catturare da questa prospettiva in un momento come l’attuale? Persino il Sole 24 ore, giornale dedito a numeri, calcoli e statistiche, ha lanciato l’originale segnale di creare un vero e proprio “Manifesto per la Costituente della cultura”, a smentire il dominio totalizzante di borse, oscillazione di titoli e fredde logiche economiche. Anche a Pescara, enti ed associazioni che fanno cultura e spettacolo sul territorio, hanno avvertito la necessità di convocare gli “stati generali della cultura”, per lanciare un accorato appello contro ulteriori tagli finanziari al capitolo cultura per l’anno in corso, scongiurando l’imminente pericolo di una paralisi delle attività degli enti artistici, ormai da tempo afflitti dal problema della scarsezza di fondi. 

Sì perché un ulteriore assottigliamento delle risorse disponibili per l’anno in corso, se sommato al taglio lineare medio del 65% per gli enti produttori di spettacoli e concerti e quelli destinati alla loro promozione e distribuzione sul territorio realizzato nel 2011, porterebbe ad una situazione semi-catastrofica. Partiamo da un paradosso, tanto semplice quanto efficace, per descrivere lo stato reale delle cose. Chiediamoci come sia possibile che proprio in Italia, culla rinascimentale, paese in cui la cultura è viscerale, si sia rimasti intrappolati in una staticità senza precedenti in cui spendere in cultura sia quasi divenuto sinonimo di un investimento a perdere. Eppure è evidente che rilanciare crescita e sviluppo significa innanzitutto ritrovare la linfa vitale del fervore culturale dei tempi aurei. Sulla scia di questo pensiero, l’incontro tra soggetti prolifici sul piano culturale ed istituzioni, uniti nella volontà di scorgere possibili soluzioni al problema, considerata l’esiguità delle risorse attualmente disponibili."Vi sono seriamente vicino – ha esordito l’assessore alla cultura della Regione Abruzzo LuigiDe Fanis – e cercherò assieme a voi di risolvere il problema.

La cifra che gestisco per quest’anno è esattamente un terzo rispetto a quella dello scorso anno, per non parlare poi di quello che hanno ricevuto i miei predecessori negli anni precedenti, ora è meno di un decimo. Questa è la situazione che mi trovo ad affrontare. Cercheremo, in tempi adeguati, di reperire i fondi nell’ordinario per poi attuare una variazione di bilancio. Siamo a sostegno della proposta e condivideremo le azioni  concordandole assieme". Un comune intento, insomma, quello fra istituzioni regionali ed enti culturali per rimettere in moto la fabbrica culturale in regione.

Già in occasione di un incontro avvenuto nel dicembre scorso era stata approvata all’unanimità una risoluzione per il reintegro dei finanziamenti destinati al sistema culturale dello spettacolo dal vivo abruzzese e la Regione aveva assunto l’impegno di attendere fino a questo mese per l’ottenimento di fondi destinati ad attività di spettacolo dal vivo di enti ed associazioni culturali finanziati dal Fus (Fondo unico per lo spettacolo) del Ministero dei Beni e le attività culturali, da parte del governo centrale. La fabbrica artistica e culturale,vera e propria impresa sul territorio,merita dunque di essere considerata e valorizzata con la destinazione di fondi e  risorse adeguate, la presa di coscienza di un problema è un primo piccolo passo nella strada della sua risoluzione.