Stipendi Pa, professori i meno pagati. Dirigenti del fisco scalano la classifica
18 Settembre 2016
Nel mare dello Stato non tutti i 3,2 milioni di lavoratori navigano nelle stesse acque. E così si scopre per esempio che il personale della scuola (compreso quello tecnico e ausiliario) guadagna 22 mila euro. E cioè tra 8 e 18 mila euro in meno rispetto alla media (compresa tra 30 e 40 mila euro) degli altri dipendenti pubblici.
Il blocco degli stipendi della pubblica amministrazione (che dal 2010 è già costato in termini di retribuzioni 600 euro) ha fatto male soprattutto al personale scolatisco. In particolare a dipendenti amministrativi, tecnici e ausiliari (i bidelli!): il cosiddetto personale Ata che con uno stipendio annuo di 22 mila euro, guadagna 10 volte meno dei dirigenti di prima fascia. Quelli delle agenzie fiscali che vantano retribuzioni da 220mila euro annui. Seguiti, a breve distranza, dai colleghi degli enti pubblici non economici, come l’Inps o l’Inail con 217mila) e dei ministeri con 178mila.
L’aggiornamento Aran sulle retribuzioni degli statali è destinato a riaprire ferite e polemiche. E la cosa è inevitabile dal momento che gli stipendi nella Pa variano sia per grado che per amministrazione. La classifica dei salari racconta che tra i semplici dipendenti quelli che guadagnano di più appartengono alle autorità indipendenti, come Antitrust o Agcom con 74mila euro. A distanza, ma sempre sopra la media, il personale non dirigente di Palazzo Chigi che tocca la cifra dei 49mila. Più leggere le retribuzioni degli impiegati delle Regioni e dei Comuni, così come dei ministeri a circa 28mila. Non va tanto meglio al personale della sanità e agli insegnanti, sopra i 30mila.
L’Aran specifica che le retribuzioni medie sono calcolate in generale per il solo personale a tempo indeterminato. Inoltre, viene precisato che i valori sono al netto delle competenze fisse ed accessorie relative ad anni precedenti. E non va dimenticato che gli alti dirigenti sono poche centinaia a fronte di 3,2 milioni di dipendenti pubblici.
La mappa delle retribuzioni nella Pubblica Amministrazione cade alla vigilia dell’annunciata nuova tornata contrattuale. Gli incrementi salariali – il governo aveva pianificato un intervento di 300 milioni ma ha promesso di irrobustire la copertura- dipenderanno anche dalle regole che si deciderà di applicare, oltre che dallo stanziamento in legge di Bilancio. A questo proposito, uno dei nodi riguarda la legge Brunetta, nella parte in cui si prevede che metà del budget produttività venga riconosciuto al 25% degli statali con le pagelle più alte, il resto al 50% con performance di medio standard e niente per l’altro 25%. Finora queste regole, che risalgono al 2009 e che non piacciono ai sindacati, sono rimaste sulla carta. Adesso che si riapre la contrattazione dovrebbero scattare. Anche perché una fetta della retribuzione sarà legata proprio al merito, per cui la produttività entrerà in gioco.