Stoccolma ci azzecca: il Nobel alla Lessing  e non a Eco

Banner Occidentale
Banner Occidentale
Dona oggi

Fai una donazione!

Gli articoli dell’Occidentale sono liberi perché vogliamo che li leggano tante persone. Ma scriverli, verificarli e pubblicarli ha un costo. Se hai a cuore un’informazione approfondita e accurata puoi darci una mano facendo una libera donazione da sostenitore online. Più saranno le donazioni verso l’Occidentale, più reportage e commenti potremo pubblicare.

Stoccolma ci azzecca: il Nobel alla Lessing e non a Eco

14 Ottobre 2007

Una volta tanto a Stoccolma l’ hanno azzeccata e hanno dato il Nobel a Doris Lessing,  “il nostro tesoro nazionale”, la definiscono gli inglesi, piuttosto cauti in genere. Quasi ogni giornale inglese riporta senza commenti la notizia che era in gara anche Umberto Eco, al quale hanno subito telefonato per chiedergli se Lessing meritava il Nobel: “Lo meritava davvero, sono felice per lei ma non quanto lei”. Il risalto dato a Eco non è casuale, è una lezione di stile. Doris Lessing è agli antipodi di Eco: la notizia del Nobel l’ha ricevuta rincasando con i sacchi della spesa in mano. Ha risposto ai giornalisti  seduta sugli scalini di casa e per festeggiare ha bevuto un gin tonic. Immaginiamoci cosa sarebbe accaduto da noi se Eco avesse vinto il Nobel mentre stava lanciando alla fiera di Francoforte il libro sulla bruttezza. Gianni Riotta si era già mobilitato sere fa intervistandolo sul Tg1: su tutto il palinsesto Rai ci sarebbe stato servito a ogni ora Eco a pontificare su tutto. Poi il discorso di Napoletano, l’abbraccio di Prodi, la nomina a senatore a vita, e chissà magari una notte bianca a Roma organizzata da Veltroni. Per fortuna, a Stoccolma hanno dato il Nobel a una vera, grande scrittrice, cittadina di un paese che ancora sa cosa significa letteratura e ha scrittori tradotti in tutto il mondo. Doris Lessing non è molto conosciuta da noi: il suo libro The good terrorist è stato tradotto in italiano solo nel 1994. E’ una donna nata nel 1919, con una bella faccia forte, piccola e robusta, vestita normalmente, senza l’anoressica eleganza di qualche altro Nobel ottuagenario sempre sotto i riflettori. Lessing ha vissuto molte vite, in Africa da bambina, poi a Londra: due mariti, tre figli, amori, amicizie nei voli tra l’America e l’Africa. Del marito del suo periodo comunista ha conservato il cognome: difficile rinunciare a un cognome come Lessing e anche questo dice qualcosa di lei. Nei suoi romanzi e racconti non sono mai nascoste le debolezze, anzi il suo fascino è la capacità di descriverle con lo sguardo realistico e ironico. Le sue donne non sono mai eroine immacolate alla Maddalena Ucria, perseguitate da maschi bruti e ottusi: sono donne che sanno ridere di sé, che pensano mentre pelano patate o scelgono un vestito. Poche come lei e Mary McCarthy sanno prendersi in giro. Nel Diario di Jane Somers racconta di Janna una donna sui cinquanta, realizzata, bella, elegante, contenta di sé, che non ha provato grandi emozioni per la morte del marito, né della madre. Non una donna fredda, né complicata, una che si basta. Janna riesce a provare una vera empatia per Maudie, una vecchietta anonima, povera, sola, cocciuta, con nessuna voglia di essere adottata. Maudie ha deciso di economizzare le sue energie, ha la casa sporca, vive con poco. Trasmette dignità e coraggio anche nella povertà e nelle difficoltà. Ai funerali i parenti non capiranno cosa abbia trovato in Maudie la bella, elegante Janna, ma lei lo sa. Questo è il fascino di Doris Lessing e per questo gli inglesi la considerano un tesoro nazionale. Se lo diventasse anche per noi, forse diventeremmo un paese normale.