Stop ai minareti in Svizzera, a sorpresa il referendum passa col 57,2%
29 Novembre 2009
di redazione
Stop ai minareti in Svizzera. A sorpresa, smentendo i sondaggi della vigilia, gli elettori della Confederazione elvetica hanno risposto con una chiarissima maggioranza del 57,2% il referendum sul divieto assoluto di costruire nuovi minareti. Promosso da esponenti della destra nazional-conservatrice per dire "no all’islamizzazione della Svizzera", il sì al bando non colpisce né le moschee, né i quattro minareti già esistenti, ma infligge un duro colpo all’immagine della Svizzera, terra di coabitazione pacifica tra culture, lingue e religioni diversi.
Per il governo e la maggioranza dei partiti che avevano fatto campagna contro l’iniziativa si tratta di una cocente ed imbarazzante sconfitta, che rischia di oscurare l’immagine del Paese neutrale, soprattutto nei rapporti con il mondo musulmano. Anche la comunità musulmana – circa 350-400 mila persone – ha espresso delusione e amarezza per l’esito del referendum. Il sì all’iniziativa è stato infatti massiccio. Appena quattro dei 26 cantoni del Paese di 7,7 milioni di abitanti hanno bocciato l’iniziativa anti-minareti: Ginevra, Basilea città, Neuchatel e Vaud. Altrove ha ovunque vinto i sì all’iniziativa con percentuali significative, come in Ticino (68,09%), e punte oltre il 70% ad Appenzello interno.
L’esito del voto modifica la Costituzione svizzera, alla quale aggiunge un capoverso che recita: "L’edificazione di minareti è vietata". Una frase brevissima, ma il cui impatto appare ancora difficile da misurare. Gli stessi promotori dell’iniziativa sono rimasti sorpresi dal loro successo. A guidare la campagna anti-minareti sono stati in primo luogo, numerosi esponenti del grande partito dell’Unione democratica di centro (Udc), che come nelle precedenti campagne contro l’immigrazione ha fatto leva sulla paura con cartelloni che prefiguravano un’invasione del Paese da minacciosi minareti e donne in burqa. I minareti – avevano affermato durante l’accesa campagna – "non hanno nulla a che vedere con la religione", ma sono un "simbolo di una rivendicazione del potere politico e sociale dell’Islam".
A Berna, il governo ha dovuto ammettere la sconfitta e ha formalmente annunciato che in Svizzera sarà vietato costruire nuovi minareti. Non ci sarà però nessun effetto sui quattro minareti già esistenti e l’edificazione di moschee continua a essere possibile. I musulmani potranno continuare a osservare il proprio credo religioso praticandolo individualmente o in comunità, ha rassicurato l’esecutivo. Anche alcuni dei difensori del "no" ai minareti hanno insistito su questo punto. "Il divieto dei minareti non cambierà niente per i musulmani che potranno continuare a praticare la loro religione, a pregare e a riunirsi. Si tratta di un messaggio, la società civile vuole mettere un freno agli aspetti politico-giuridici dell’Islam", ha detto il parlamentare svizzero Oskar Freysinger dell’Udc.
Per il ministro della giustizia Eveline Widmer-Schlumpf, l’esito della votazione è espressione delle paure diffuse nella popolazione nei confronti di correnti islamiche fondamentaliste. "Questi timori vanno presi sul serio e il Consiglio federale (governo) lo ha sempre fatto e continuerà a farlo. Tuttavia, il Consiglio federale riteneva che un divieto di edificare nuovi minareti non fosse uno strumento efficace nella lotta contro tendenze estremiste", ha affermato. Il ministro ha detto poi di temere un impatto negativo sull’export verso i Paesi islamici e sul turismo, che attira molti visitatori dal mondo arabo, specie dal Golfo persico. Il ministro degli esteri Micheline Calmy-Rey ha affermato che il governo si adopererà per spiegare il voto al mondo islamico.
La delusione dei musulmani di Svizzera è immensa. Per Yussef Ibram, imam del centro culturale islamico di Ginevra è un "avvenimento catastrofico". "Avevamo fiducia nella lucidità del popolo svizzero, è una delusione enorme", ha aggiunto. Manifestazioni spontanee di alcune centinaia di persone si sono svolte nel pomeriggio a Berna e a Zurigo. A Berna giovani dimostranti hanno sfilato con candele e minareti in cartone e con un striscione che proclamava "Non è la mia Svizzera".