Stop all’autovelox di Cantalupo del Sannio, i politici in campo per i cittadini

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Stop all’autovelox di Cantalupo del Sannio, i politici in campo per i cittadini

28 Aprile 2011

di L. C.

Bilanci in rosso? Nessun problema. Per i Comuni alle prese con i conti che non tornano c’è una soluzione collaudata per incassare soldi facili. Basta attivare un autovelox. Possibilmente alla fine di un rettilineo. Se poi trovi un tratto di strada con limiti di velocità impossibili da rispettare, tanto meglio. Tra i seguaci di questa “filosofia” spicca il Comune di Cantalupo nel Sannio, in provincia di Isernia. In pochi giorni il rilevatore di velocità attivato sulla statale 17 – la strada che collega i due capoluoghi di provincia molisani – ha scattato tante di quelle foto da far sentire un dilettante anche il più navigato dei paparazzi. Risultato: sono state notificate multe anche da mille euro l’una. Alcuni automobilisti il “pedaggio” lo hanno pagato più di una volta. Ma ora la “ricreazione” sta per finire.

Alcuni politici hanno deciso, infatti, di intraprendere una campagna contro questo metodo discutibile per far soldi. Il coordinatore regionale del Popolo della Libertà, il senatore Ulisse Di Giacomo, si è rivolto direttamente alla Prefettura di Isernia per chiedere provvedimenti drastici contro il “rapinatore” legalizzato. Il pressing ha già ottenuto i primi risultati: sembra che il Comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza pubblica si sia riunito per discutere sull’utilità del rilevatore di velocità di Cantalupo.

Un’altra riunione dovrebbe esserci, poi, a metà maggio. E potrebbe riservare sorprese. Decine di automobilisti hanno infatti già presentato ricorso all’Ufficio del Governo per chiedere l’annullamento delle multe. Nelle prime settimane l’autovelox di fatto non era a norma. Il mese scorso l’Anas ha segnalato alcune irregolarità. Il rilevatore di velocità era coperto da alberi (sono stati tagliati di recente); il segnale che indica il limite di velocità (prontamente rimosso) non rispettava le distanze prescritte dalle norme più recenti; i cartelli che segnalano il controllo elettronico della velocità erano di dimensioni inferiori al minimo richiesto (ora sono stati sostituiti con pannelli più grandi).

Nel frattempo si registra un’altra novità, destinata a dare maggior peso ai singoli ricorsi. Enzo Pontarelli, consigliere comunale di Isernia del Pdl, in questi giorni sta promuovendo una raccolta di firme per formare un comitato popolare. L’obiettivo è quello di arrivare a un’azione legale collettiva, la cosiddetta class action. Non solo per chiedere il rimborso delle multe già pagate, ma anche per ottenere il risarcimento danni al Comune accusato di taglieggiare gli automobilisti.

Del resto, i precedenti non mancano. Il comitato “Pro Trignina”  – la superstrada che collega il Molise all’Abruzzo – ha portato a casa risultati incoraggianti: centinaia di automobilisti hanno assicurato che si costituiranno parte civile nel processo che in autunno dovrebbe celebrarsi a Vasto (Chieti). Rischiano il rinvio a giudizio gli amministratori comunali, i vigili urbani di cinque paesi del Chietino e i gestori degli autovelox “selvaggi” piazzati sulla Fondovalle Trigno tra il 2005 e il 2007. Anche in questo caso la politica è scesa in campo. Il presidente dell’Amministrazione provinciale di Isernia, Luigi Mazzuto, ha incontrato più volte il presidente della Provincia di Chieti e il prefetto del capoluogo di provincia teatino per chiedere di intervenire sui Comuni che fanno un uso “allegro” degli autovelox mobili. Sarà un caso, ma negli ultimi tempi le macchinette “mangiasoldi” si sono prese una pausa di riflessione. Nel frattempo il comitato Pro Trignina, presieduto da Antonio Turdò, ha ottenuto un altro punto a favore: il ripristino del vecchio limite di velocità (si è tornati da 70 a 90 chilometri orari). Turdò ha potuto contare anche sul sostegno di Mazzuto e Di Giacomo.