Strage Utoya: “Per Breivik violazione dei diritti umani”
20 Aprile 2016
E’ l’ultimo, paradossale colpo di scena, del processo a Anders Behring Breivik, l’autore della strage di Utoya, 77 morti nel 2011 in Norvegia: Breivik ha vinto la causa intentata contro lo stato norvegese per “violazione dei diritti umani”. L’uomo, in isolamento da cinque anni, “subisce trattamenti inumani e degradanti”. Breivik è rinchiuso nel carcere di Skien, dove sta scontando una condanna a 21 anni di carcere.
Durante il processo, il suo legale aveva denunciato la violazione di due articoli delle Convenzione europea dei diritti umani, sulla vita privata e il trattamento disumano. Secondo l’avvocato, la detenzione di Breivik non rispetta gli standard minimi dell’isolamento stesso e la sua cella è troppo piccola. Tanto che, poverino, il killer di Utoya appare stressato e “mentalmente fragile”.
L’avvocato si era anche molto indignato che la corrispondenza di Breivik fosse, e sia, costantemente controllata, violando il suo diritto alla privacy. Breivik dunque si toglie una bella soddisfazione, e probabilmente, alla prossima occasione, tornerà nella aule giudiziarie facendo il saluto nazista, com’è avvenuto alla prima udienza di questo processo. Ovviamente c’è una spiegazione per le restrizioni alla corrispondenza di Breivik: impedirgli di creare una “rete estremista”, visto il numero di fanatici che gli scrivono.
E a proposito del carcere in cui si trova, il killer di Utoya ha accesso a uno spazio per fare ginnastica, può guardare la televisione può perfino usare una consolle per i videogame. Nel 2011, Breivik fece prima esplodere una bomba nella zona dei palazzi del governo di Oslo (8 morti e 200 feriti), poi fece strage al campo estivo dei giovani del partito laburista: 69 persone, la metà under 18, e oltre 30 feriti.