Studenti assediano il Senato e alla Camera Fli e Udc battono il governo
24 Novembre 2010
di redazione
Una giornata di ordinaria follia a Roma e in molti atenei italiani. Obiettivo: demolire la riforma Gelmini. Ma è nella Capitale che la protesta si è trasformata in atti di violenza. Come l’assalto al Senato. Contestazioni per strada e nelle facoltà ‘occupate’, tensione alle stelle anche nell’Aula di Montecitorio: i finiani hanno prima ingaggiato un braccio di ferro con il ministro dell’Istruzione su alcuni emendamenti, poi hanno votato insieme alla sinistra un testo dell’Udc mandando sotto il governo. E’ il terzo ko nell’arco di ventiquattro ore per il centrodestra, dopo quelli sull’assegnazione del seggio parlamentare a Bruxelles che gli stessi centristi hanno ‘scippato’ al Pdl con l’aiutino dei futuristi.
E’ stato al grido di "dimissioni!" che oggi un gruppo di duecento studenti universitari ha forzato le barriere di sicurezza tentando di entrare a Palazzo Madama (ma la riforma si stava discutendo alla Camera). "Vergogna, vergogna" gli slogan, mentre commessi e poliziotti chiudevano la porta a vetri del Palazzo per bloccare il blitz studentesco. Un’azione senza precedenti. La vicepresidente del Senato Rosy Mauro è scesa in strada urlando: "Non è possibile una cosa del genere, chi lo ha permesso?". E nel bel mezzo dei tafferugli un funzionario di Polizia è stato colto da un malore. Poi una pioggia di uova scagliati contro l’ingresso della Camera alta.
A quel punto i militari, in tenuta antisommossa, sono riusciti a riprendere il controllo della situazione e per disperdere i manifestanti sono stati costretti a usare fumogeni. Insomma, il caos. Stessa scena davanti a Palazzo Grazioli, subito ‘blindato’ da un cordone di forze dell’ordine. Poco più in là i manifestati più ‘duri e puri’, con casco e passamontagna. Un altro corteo, partito dall’Università La Sapienza, ha raggiunto Montecitorio e in piazza dell’Oratorio ci sarebbero stati altri scontri tra studenti e forze dell’ordine, nel corso dei quali sono volate persino pietre.
E in uno scenario ad altissima tensione che si è ripetuto a Milano, Torino, Palermo, Perugia, Siena e Salerno, il leader del Pd Pier Luigi Bersani ha deciso di salire sul tetto della facoltà di Architettura, in piazza Borghese a Roma, cavalcando la protesta di studenti e ricercatori. Secondo l’Unione degli universitari (Udu) le manifestazioni avevano lo scopo di "chiedere alle forze politiche della Camera di fermare questo scempio del sistema universitario pubblico italiano".
Gli atti di violenza sono stati duramente stigmatizzati dagli esponenti della maggioranza con in testa il presidente del Senato Renato Schifani che ha definito l’assalto a Palazzo Madama di una "gravità inaudita", e "intollerabile" una protesta che colpisce istituzioni che sono patrimonio di tutti. Durissimo il commento del vicepresidente dei senatori Pdl Gaetano Quagliariello per il quale quanto accaduto rappresenta "l’ultima raffica di una minoranza rumorosa che dietro il paravento degli slogan non si accorge di difendere caste, baronie e privilegi".
Il ministro dell’Istruzione Mariastella Gelmini ha sottolineato come alcuni studenti "vengano strumentalizzati da esponenti politici della sinistra che hanno deciso di inscenare una sceneggiata sui tetti delle università. Bersani in questo modo dimostra poco rispettoso nei confronti dell’Aula che in queste ore sta discutendo una riforma che rivoluziona l’università italiana". Quindi l’affondo: "Non basta salire un’ora sul tetto per far dimenticare come la sinistra ha ridotto l’università pubblica in Italia".
Ma è stata bagarre, e questa volta sul piano politico, anche a Montecitorio dove la pattuglia dei finiani ha chiesto il ritorno in commissione del ddl sulla riforma dell’università per verificare "se ci sono le coperture per gli scatti meritocratici degli assistenti universitari". Così il ‘falco’ Fabio Granata ha aperto un braccio di ferro tentando di mettere il bastone fra le ruote al provvedimento.
Un’ opposizione oltranzista che secondo molti deputati pidielle in realtà sarebbe stata una reazione alle critiche mosse da Berlusconi al presidente della Camera Fini nella conferenza stampa a Palazzo Chigi dove, rispondendo alle domande dei cronisti, ha confermato che lui non farà alcun passo indietro e che semmai a farlo dovrebbe essere proprio il capo di Fli. Anche le opposizioni hanno chiesto il rinvio del ddl in Commissione, con il leader Idv Antonio di Pietro che ha addirittura lanciato un appello ai finiani chiedendo una mano "per mettere uno stop a questo provvedimento che fa scempio dell’università, della ricerca e della scuola”.
Ma a stretto giro è arrivata la risposta della Gelmini: "Nel miliardo di euro (riferendosi alla legge di stabilità, ndr) ci sono risorse anche per i ricercatori e per un’adeguata progressione di carriera". Il ministro ha aggiunto che sono stati individuati i fondi anche per i concorsi, per il diritto allo studio (100 milioni di euro) e per la premialità.
L’esame degli emendamenti è andato avanti fino a tarda sera, quando i finiani hanno deciso di votare il testo dell’Udc mandando a segno l’ennesimo episodio di guerriglia parlamentare. Si riprende domani quando la conferenza dei capigruppo deciderà la calendarizzazione del voto definitivo sulla riforma dell’Università. Ma il clima a Montecitorio resta rovente.
(Filippo Benedetti Valentini)