Studiare la Storia antidoto a fake news e “post-verità”
04 Maggio 2022
Non è certo una novità: il livello delle conoscenze nella cosiddetta “cultura generale” della popolazione italiana (anche laureata) ha subito un tracollo tragico negli ultimi anni. Sorprendentemente, è fra i più giovani che si è registrata questa flessione a dir poco drammatica, soprattutto al livello della conoscenza della Storia. Questo, è quanto rilevato da “Che storia è questa. Gli adulti e il passato” di Luciano Allegra e Marcella Moretto, edito Celid (2018).
Dalle pagine del libro, emerge come il nostro Paese stia attraversando nel disinteresse generale di politica e istituzioni un processo di dealfabetizzazione, soprattutto al livello di date e nomi.
L’Italia – come anche molti altri Paesi europei, purtroppo – sembra che sia da anni impegnata in una lotta contro l’insegnamento della Storia a scuola. Le ore dedicate a questa materia sono state progressivamente tagliate fino quasi a renderla poco più di un appuntamento settimanale, spesso dai contorni poco definiti. Inoltre, ed è probabilmente il punto focale dell’intero problema, occorrerebbe riflettere sul metodo e sul senso che si vuole dare all’insegnamento di nozioni che, ovviamente, prese come semplici e fredde narrazioni di fatti hanno ben poco di arricchente.
È una triste constatazione questa, se calata nel contemporaneo. La guerra non è più solo un capitolo di un manuale da recitare alla cattedra. Si corre il rischio che un’intera generazione non sia, oggi, in grado di leggere gli eventi e di saper selezionare le fonti corrette per informarsi. Come sarà possibile costruirsi un’opinione solida e strutturata, senza cadere vittime della disinformazione e dei cattivi maestri? Un’ecatombe scolastica, culturale e sociale, che meriterebbe molto più spazio nel dibattito.
Immagine di Enrico Bertuccioli – CartoonMovement