Stupro Caffarella. Dubbi sugli accusati: la procura dispone nuovi test Dna

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Stupro Caffarella. Dubbi sugli accusati: la procura dispone nuovi test Dna

03 Marzo 2009

La procura di Roma è certa degli elementi di accusa raccolti nei confronti dei due romeni accusati dello stupro di una ragazzina nel parco della Caffarella il giorno di San Valentino e giudica "del tutto parziali" i risultati dei test del Dna non attribuibili completamente ai due indagati, Karol Racz, 36 anni, e Alexandru Isztoika Loyos, di 20.

Per questo motivo il pm Vincenzo Barba ha disposto ieri ulteriori accertamenti per fare chiarezza sulla vicenda e per cancellare quei dubbi – è stato sottolineato in procura – che solo apparentemente sono in contrasto con gli elementi d’accusa e che sembrano pesare come macigni: il riconoscimento di uno dei due aggressori, Isztoika Loyos, da parte della coppia di fidanzatini aggrediti, e la confessione del romeno, poi ritrattata per presunte pressioni psicologiche.

Le incongruenze sui test finora eseguiti vertono sulla insufficienza dei "punti di contatto" tra il Dna degli arrestati e quello individuato sul corpo della vittima dello stupro. I dubbi riguarderebbero in particolare la posizione di Racz, l’uomo indicato con la faccia da pugile. I risultati di questa seconda tranche di analisi saranno a disposizione di inquirenti e investigatori già in settimana.

Ma per la vittima non ci sono dubbi: "Io li ho riconosciuti e non ho dubbi. Per me sono loro", ha ripetuto ai familiari.

E sempre in settimana è in programma l’udienza del tribunale del riesame al quale si sono rivolti i difensori dei due romeni per sollecitare la revoca della misura cautelare in carcere. In procura è stata smentita oggi la notizia secondo la quale i telefoni cellulari dei due romeni, al momento dello stupro nel parco della Caffarella, fossero "agganciati" a celle che si trovano in zone diverse da quella dove è avvenuta la violenza sessuale.

Non è escluso quindi che lo stesso pubblico ministero debba chiedere la remissione in libertà. Secondo alcune fonti ci sarebbero anche numerose incongruenze nella ricostruzione della vicenda, soprattutto per quanto riguarda l’incrocio degli elementi a carico degli stranieri. Lo stesso magistrato potrebbe disporre accertamenti anche sul Dna del fidanzato al fine di escludere eventuali contaminazioni.

È vero che Loyos ha inizialmente confessato e accusato il suo amico. Ma quando è stato portato davanti al giudice, assistito dall’avvocato Giancarlo Di Rosa, ha ritrattato accusando la polizia di averlo costretto a parlare. Racz ha invece negato sin dall’inizio di aver partecipato allo stupro sostenendo che il giorno di San Valentino è stato sempre nell’accampamento dove vive. Ci sarebbe anche la conferma di alcuni nomadi.

La vittima poi ha riferito frasi pronunciate in italiano dai due violentatori ma Racz non conoscerebbe affatto la nostra lingua. "Anche con me — conferma il suo avvocato Lorenzo La Marca — comunica attraverso l’interprete". L’altro elemento riguarda i riconoscimenti fotografici. Quando sono stati portati in questura i due fidanzati hanno visionato dodici immagini e la ragazzina ha effettivamente indicato quella di Loyos. Entrambi hanno poi identificato quella di Racz, ma in precedenza lei aveva riconosciuto un altro romeno risultato invece estraneo alla vicenda.

Intanto si aggrava la posizione di Racz: nei giorni scorsi, in una ricognizione tenutasi tramite incidente probatorio è stato riconosciuto dalla donna di 41 anni violentata la sera del 21 gennaio scorso in via Andersen, nel quartiere di Primavalle. Ma anche in questo caso ci sarebbero forti dubbi sulle indagini: le tracce biologiche rilevate sulla vittima non consentirebbero di effettuare esami comparativi sul Dna. L’atto istruttorio si è tenuto in gran segreto nell’ufficio del gip alla presenza del pm Nicola Maiorano, titolare degli accertamenti sull’episodio di via Andersen.

Per Racz la procura potrebbe ora chiedere l’emissione di una nuova ordinanza di custodia in cautelare in carcere. In procura è stato smentito che oggi fosse in programma un interrogatorio dell’indagato nell’ambito dell’inchiesta sullo stupro di via Andersen.