Stupro della Caffarella. Le vittime riconoscono i due romeni fermati

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Stupro della Caffarella. Le vittime riconoscono i due romeni fermati

21 Marzo 2009

Ieri c’era stata la svolta nel giallo dello stupro della Caffarella. Due romeni sono stati fermati per accertamenti dalla Polizia e, sottoposti al test del Dna risultato poi positivo, è subito scattato l’arresto.

I due rumeni arrestati, il 18enne A.I. e il 27enne G.O., avevano trascorso gli ultimi mesi in una struttura della vecchia Fiera di Roma, dove la protezione civile aveva sistemato le persone sgomberate dall’insediamento abusivo di Villa De Sanctis lo scorso 23 gennaio. Entrambi sono stati arrestati il 18 marzo. Il 18enne è stato arrestato mentre usciva appunto dalla vecchia Fiera di Roma, accusato di una rapina ai danni di minorenni messa a segno il 15 febbraio nel parco di via Lemonia. Il 27enne è stato preso a Trieste perché sul suo capo pendeva un’accusa di ricettazione.

A condurre gli investigatori sulle lore tracce, la pista che aveva preso corpo dopo la localizzazione dei cellulari rubati la sera dello stupro ai due fidanzatini aggrediti. Uno era stato rintracciato a Roma, l’altro in Romania. I cellulari, dai quali i violentatori avevano tolto e buttato le schede, sono rimasti muti per settimane. Poi hanno ripreso a funzionare e la Squadra mobile ha fatto scattare le intercettazioni, andate avanti nel più stretto riserbo per parecchi giorni.

Proprio grazie alle intercettazioni, nel mirino degli investigatori è finito un gruppo di albanesi, il cui ruolo però fino ad oggi non è stato ancora chiarito. Oggi la svolta con il fermo dei due romeni, sui quali, fanno sapere dagli ambienti della procura, i sospetti sono "molto fondati". Ieri sera poi c’è stata la conferma delle vittime: "Abbiamo mostrato le immagini alle due giovani vittime. Li hanno riconosciuti", ha detto il Capo della Squadra Mobile di Roma Vittorio Rizzi nel corso di una conferenza stampa.

"Abbiamo cercato di non interessare mai le vittime in questi giorni – ha proseguito Rizzi – sia per tutelare che per evitare elementi che andassero oltre la violenza oggettiva". Rizzi ha anche spiegato di aver parlato "solo con il ragazzo moro, A. I., il 18enne, che parla perfettamente italiano. Il 18enne ha ammesso la rapina del 15 febbraio".

I due romeni arrestati per lo stupro della Caffarella erano già stati detenuti, uno a Roma e l’altro a Trieste, per rapine compiute in zone isolate e parchi. Nel corso delle indagini sullo stupro avvenuto il 14 febbraio scorso gli investigatori fecero un monitoraggio e stilarono una lista dei frequentatori di parchi e zone isolate nella Capitale resisi protagonisti di furti e rapine. Da questa attività sono risaliti a uno dei due romeni il cui profilo genetico corrisponde ad uno di quelli isolati sui reperti. Indagando sulle frequentazioni di questa persona gli investigatori sono risaliti al secondo romeno, ora detenuto a Trieste, e anche in questo caso il test genetico è risultato compatibile.

La violenza avvenne nel giorno di San Valentino quando la coppia di fidanzatini, 14 anni lei e 16 anni lui, viene aggredita mentre passeggia vicino al parco della Caffarella, a Roma. I due ragazzini sono appoggiati su una panchina in via Latina, quando vengono avvicinati da due uomini dal forte accento straniero. Gli aggressori li trascinano con violenza all’interno di quel parco che negli ultimi anni sembra essere diventato sempre più terra di nessuno. Picchiano lui, lo gettano a terra più volte, gli urlano contro. Violentano lei e costringono lui ad assistere. Poi li rapinano, gli portano via soldi e cellulari, e fuggono.

Immediate le rezioni del mondo politico. Il sindaco di Roma Gianni Alemanno, dopo aver espresso un vivo apprezzamento al questore di Roma e alla Squadra Mobile, si è augurato che "giungano pene esemplari e che non si ripetano incomprensibili atti di clemenza come quelli che hanno portato oggi lo stupratore di Capodanno a tornare in libertà". "Le violenze sessuali stanno diventando la prima emergenza di ordine pubblico in tutte le aree metropolitane", ha aggiunto il primo cittadino. "Perciò è necessario rispondere a questo pericolo con la massima determinazione, con la certezza della pena e con segnali esemplari – conclude – Intanto noi oggi siamo felici di poter applaudire i risultati raggiunti".

Il ministro per la Pari Opportunità Mara Carfagna ha chiesto di  creare una banca dati del dna. "L’esito delle indagini – ha detto il ministro – conferma ancora una volta l’utilità dell’istituzione di una banca dati nazionale del Dna per chi viene condannato per violenza. Il governo, recependo la Convenzione di Lanzarote, ne ha già istituita una per i pedofili e ora, terminate le ultime verifiche tecniche, è giunto il momento di attivare pure quella per i responsabili di reati a sfondo sessuale". "Per questa ragione – continua la Carfagna – invito il Parlamento ad approvare nel più breve tempo possibile il disegno di legge presentato dal governo. Non solo la banca dati si è dimostrata, infatti, un valido deterrente, ma consentirà agli investigatori indagini più semplici e tempestive, garantirà una giustizia più certa per le vittime di questi reati – conclude – che il Capo dello Stato ha definito dei crimini contro l’umanità".