Su Guantanamo Obama non lascia ma raddoppia

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Su Guantanamo Obama non lascia ma raddoppia

14 Luglio 2011

Se non ricordiamo male era l’attuale presidente americano quello che, tempo addietro, considerava il carcere di Guantanamo l’origine di un "indebolimento della sicurezza nazionale degli Stati Uniti". Così Barack Obama criticava l’amministrazione Bush per aver preso decisioni "basate più sulla paura che sulle previsioni" e annunciava di voler chiudere la prigione militare a Cuba.

Era sempre lui che, ammantandosi di un controverso garantismo, denunciava con fermezza le brutali tecniche d’interrogatorio lì utilizzate come l’annegamento simulato (il cosiddetto waterboarding, pratica anch’essa controversa, rivelatasi però efficace per localizzare l’ex numero uno di Al-Qaeda Bin Laden).

Ebbene: oggi c’è da rimanere sbigottiti quando si apprende – noi dalla Stampa e la Stampa da The Nation – che lo stesso Obama, "convinto che l’area fra lo Yemen e la Somalia sia in questo momento uno dei fronti più caldi della lotta contro ciò che resta di Al-Qaeda", abbia concesso alla Cia di dotarsi di un carcere (segreto) nei pressi di Mogadiscio dove detenere "sospetti terroristi".

Sempre secondo The Nation in questa struttura i detenuti sarebbero costretti in minuscole celle infestate dagli insetti in condizioni tutt’altro che confortevoli. Il quotidiano liberal statunitense sostiene anche che gli americani siano affiancati da personale appartenente alla Legione Straniera di stanza a Gibuti.

Insomma, visto che Obama ha firmato l’ordine esecutivo per permettere che tutto questo accada, ora dovrà convincere l’opinione pubblica che questi militari, per interrogare i prigionieri, fanno ricorso alle buone maniere.