Su internet non ci si nasconde. Ma con “Tor” fai perdere le tue tracce

LOCCIDENTALE_800x1600
LOCCIDENTALE_800x1600
Dona oggi

Fai una donazione!

Gli articoli dell’Occidentale sono liberi perché vogliamo che li leggano tante persone. Ma scriverli, verificarli e pubblicarli ha un costo. Se hai a cuore un’informazione approfondita e accurata puoi darci una mano facendo una libera donazione da sostenitore online. Più saranno le donazioni verso l’Occidentale, più reportage e commenti potremo pubblicare.

Su internet non ci si nasconde. Ma con “Tor” fai perdere le tue tracce

22 Gennaio 2009

Anche nel grande mare di Internet certe tecnologie sono controverse portando in sé un’ambivalenza originaria, e per questo difficile da giudicare. Come per quel programma che si chiama "Tor" acronimo per "The Onion Routing": una volta scaricato gratuitamente dal sito ufficiale e installato sul Personal computer o sul Mac, con la sua icona che rappresenta una cipolla, promette di rendere irriconoscibile l’Id dell’utente. Ovvero, di modificare quel numeretto identificativo della connessione alla “grande rete” che è come la targa per l’automobile. In sostanza, questa passa in una specie di frullatore non centralizzato (una rete di router gestiti da volontari) e, al destinatario della comunicazione (il server), ne arriva una diversa. L’anonimato è così garantito, o quasi; per la cronaca, serve anche qualche piccola ma fondamentale messa a punto del browser. Poi, è come sfrecciare davanti all’autovelox e farla franca perché la foto inquadra altri numeri di targa.

Gli sviluppatori del software – in origine messo a punto dalla Marina degli Stati Uniti allo scopo primario di proteggere le comunicazioni dello Stato – spiegano che il loro programma "difende dalle attività di analisi del traffico, una forma di sorveglianza che minaccia la libertà personale e la privacy, la confidenzialità negli affari e nelle relazioni". In più, affermano, Tor fa un gran bene perché garantisce la libertà di espressione per i blogger dei Paesi dove vige una schiacciante censura, dalla Cina a Myanmar. Scrivi quello che vuoi e non sanno chi sei, dunque non ti arrestano.

Ma così, argomentano i detrattori di "Tor", si fa anche un bel favore ai criminali di vario genere, aiutanto magari il terrorismo, la pedopornografia, i contatti tra le mafie, fino allo spamming di ogni tipo. E se poi, in certi regimi vietassero l’istallazione di Tor "a prescindere"? Se, dunque, bastasse l’icona della cipolla sul desktop per meritarsi la galera? Dell’anonimato in rete ne beneficerebbe soltanto chi compie reati nei Paesi non repressivi.

A questo proposito, quelli di Tor hanno le idee chiare: "I criminali – si legge nel sito – possono commettere reati già ora. Dato che sono disposti a infrangere la legge, hanno già a disposizione molti sistemi che forniscono una privacy migliore di quella offerta da Tor. Possono rubare telefoni cellulari, usarli e gettarli via; possono penetrare in un computer in Corea o in Brasile e usarlo per delle attività illegali; possono usare gli spyware, i virus e molte altre tecniche per prendere il controllo di milioni di computer Windows in tutto il mondo. Un criminale potrebbe, in teoria, usare Tor ma ha già delle alternative migliori e non è probabile che, se non potesse usare Tor, cesserebbe di commettere reati. Allo stesso tempo, Tor e altri strumenti per la privacy possono combattere il furto di identità e i crimini veri, come le minacce, le intimidazioni e così via".