Su Villari piovono richieste di dimissioni. Ma lui per ora non cede
14 Novembre 2008
Non accenna a placarsi l’ondata di polemiche sulla Vigilanza Rai all’indomani del voto che ha portato Riccardo Villari, senatore del Pd, alla guida di Palazzo San Macuto. Risultato ottenuto grazie all’intervento del Pdl che insieme a due franchi tiratori dell’opposizione è riuscito a dare il via libera al senatore democratico.
Il giorno dopo, infatti, il pressing da parte dei vertici di largo del Nazareno si è fatto sempre più insistente al punto che Rosy Bindi, vicepresidente della Camera, ha avanzato l’ipotesi delle dimissioni per l’intera opposizione in Vigilanza. Un tentativo estremo e senza alcun precedente nella storia repubblicana che suona soprattutto come un ammonimento nei confronti di Villari. Obiettivo: avere le sue dimissioni, oggi formalmente richieste dai capigruppo democratici di Camera e Senato, che in una nota congiunta hanno ribadito la necessità delle dimissioni del loro esponente di partito, segnalando anche che l’iniziativa presa ieri dal Pdl rappresenta “un gesto di grave arroganza, una rottura istituzionale ed una vera e propria ferita alla prassi parlamentare”.
Ore, quindi, di grandissima tensione nel Pd dove però al di là delle richieste ufficiali, a cui si unisce quella di ieri di Veltroni poco dopo il voto della Vigilanza, non si registra alcun movimento da parte del diretto interessato. Per il momento infatti delle dimissioni di Villari non c’è nemmeno l’ombra ed anche sulle sue intenzioni c’è estrema incertezza. La posizione ufficiale del senatore democratico è quella di volersi prima confrontare con le massime cariche dello Stato e cioè con i presidente dei due rami del Parlamento e con il Capo dello Stato. Ma proprio quest’ultimo ha già fatto sapere attraverso una nota ufficiale di “non aver titolo per pronunciarsi sulle scelte del Presidente eletto dalla Commissione parlamentare per l’indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi”. In pratica Napolitano ha detto “no” ad un possibile incontro defilandosi da una vicenda davvero complicata.
Per quanto invece concerne i due presidenti di Camera e Senato, almeno fino a martedì Villari non potrà salire a Palazzo Madama visto che Schifani è impegnato in una visita di Stato in Russia. Mentre con Fini l’appuntamento, dopo un breve colloquio telefonico, dovrebbe essere tra mercoledì e giovedì. Ciò significa che almeno fino alla fine della prossima settimana non ci saranno sviluppi a San Macuto.
Un brutto colpo per Walter Veltroni che ieri aveva assicurato in tempi rapidissimi le dimissioni di Villari. Ed invece nulla di tutto questo con la chiara conseguenza che ogni ora che passa la leadership dell’ex sindaco si appanna, dimostrando tutta la sua debolezza e l’incapacità di gestire il partito. Per questo più di qualcuno nell’entourage di Veltroni ha consigliato a quest’ultimo di prendere l’iniziativa e di mettere Villari dinanzi ad una scelta netta: le dimissioni o l’espulsione dal Partito. Un’ipotesi alla quale sta pensando il leader democratico ma su cui ancora non si è espresso definitivamente. Il timore di Veltroni è di ripetere l’esperienza della scorsa legislatura quando De Gregorio fu eletto con i voti determinanti della Casa delle Libertà alla presidenza della Commissione Difesa al Senato ma rimase ugualmente in carica. Ecco spiegato il motivo per cui l’ex sindaco di Roma prima di prendere una decisione vuole valutare con attenzione. Anche perché nelle ultime ore starebbe spuntando un’ipotesi di incarico a tempo per Villari.
In breve, il senatore democratico potrebbe rimanere in carica per un limitato periodo di tempo, quel tanto che basta affinchè maggioranza ed opposizione riescano finalmente a trovare un’intesa. Una sorta di mandato esplorativo e a termine come avviene di solito anche per la formazione del governo dopo una crisi. Una prospettiva che però viene vista con una certa diffidenza dall’opposizione dove si continua a preferire la strada delle dimissioni immediate. Dal Pdl invece la linea è quella di resistere puntando il dito contro il Pd ed il tentativo di costringere Villari alle dimissioni.
Eloquente il commento del capogruppo del Pdl alla Camera, Fabrizio Cicchitto, che giudica “gravissimo se il senatore Villari, legittimamente e liberamente eletto da una Commissione parlamentare, fosse costretto a dimettersi”, mentre Maurizio Gasparri dal Senato considera “sconcertanti le intimidazioni partitocratriche che abbiamo letto in queste ore nei confronti del senatore Villari”. Precisando, inoltre, che “si è rispettata una prassi parlamentare che vede un esponente delle minoranze alla guida della Commissione parlamentare di Vigilanza. Non vedo che altro si debba dire”.
Il tutto adesso è rimandato alla prossima settimana quando Villari incontrerà i presidenti di Camera e Senato, anche se certamente l’ondata di polemiche e di critiche non tenderà ad attenuarsi. E non è da escludersi qualche altro colpo di scena.