Sudan, insegnate inglese arrestata. Londra: liberatela

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Sudan, insegnate inglese arrestata. Londra: liberatela

30 Novembre 2007

La gente in Sudan chiede la pena di morte per l’insegnate inglese accusata di aver dato a un peluche il nome di Maometto.

Almeno 10 mila persone, alcune armate di coltelli, asce e bastoni, dopo la preghiera islamica del venerdì si sono radunate davanti al palazzo presidenziale di Khartoum per chiedere l’esecuzione dell’insegnante britannica Gillian Gibbons (54 anni) condannata a 15 giorni di carcere e all’espulsione dal Sudan per aver permesso ai suoi alunni di chiamare.

Era un gioco didattico. I piccoli dovevano portare a turno l’orsacchiotto a casa e poi raccontare come ci avevano giocato. I testi sono poi stati raccolti in un libretto con una foto del pupazzo di pelouche e la scritta “il mio nome è Muhammed”.

Alcuni genitori hanno però ritenuto che si trattasse di un insulto al profeta Maometto (Muhammed), del quale è proibito mostrare le immagini.  Si sono rivolti al ministero dell’Istruzione e così la maestra è finita in carcere.

Il ministro britannico degli Esteri David Miliband ha espresso “in forti termini” il disappunto della Gran Bretagna per la detenzione di Gibbons. Subito dopo aver avuto notizia della sentenza, l’ambasciatore sudanese a Londra Omer Siddig è stato richiamato al Foreign Office per avere chiarimenti sulla vicenda.

Ieri Miliband e Sidding avevano avuto un colloquio di tre quarti d’ora durante il quale il ministro degli Esteri britannico aveva contattato telefonicamente il suo omologo in Sudan. “La nostra priorità ora – dice Miliband – è garantire assistenza alla signora Gibbons tramite il consolato”.

La sentenza è stata condannata anche dall’arcivescovo di Canterbury Rowan Williams che l’ha definita un'”assurda e sproporzionata risposta” a un “passo falso di ignoranza culturale”.

Secondo l’ex rappresentante Onu in Sudan, Jan Pronk, espulòso nel 2006 dal paese africano, sarebbe meglio non protestare contro il giudizio del tribunale di Khartoum: “Se si critica la sentenza, si critica anche la sovranità del paese e ciò può portare a seri guai”.