“Sugli stipendi dei consiglieri si dia l’esempio ma senza demagogia”
14 Luglio 2011
In clima di tagli e di sacrifici, la politica è sotto tiro con l’accusa di non aver fatto abbastanza per eliminare gli sprechi e i privilegi in casa propria, a spese dei cittadini che hanno le tasche sempre più svuotate. Quello della cosiddetta "Casta" è un tema sempre attuale: in questi giorni a riaccendere la polemica è stata la richiesta, da parte di un gruppo di consiglieri pugliesi, di vedersi rimborsati i tagli allo stipendio previsti dalla finanziaria del 2006 e annullati dalla Corte costituzionale. Una richiesta che ha sollevato un polverone, soprattutto da parte di chi ritiene che le buste paga dei consiglieri regionali, in Puglia come nel resto d’Italia, siano già sin troppo alte. Ne abbiamo discusso con il consigliere regionale del Pdl Domi Lanzilotta.
Riassumiamo la questione: una trentina di ex consiglieri regionali in carica nella scorsa legislatura ha chiesto il rimborso della decurtazione del 10 per cento applicata alle loro indennità dal gennaio 2006 al dicembre 2010, dopo che la Corte costituzionale ha annullato la norma sulla base della quale erano state tagliate le buste paga. Una richiesta fatta proprio nel momento in cui il Parlamento sta per varare una manovra in cui si chiedono grossi sacrifici agli italiani. Non le sembra un segnale opposto a quello che si aspetterebbero i cittadini dalla politica?
Da cittadino mi aspetto che la politica in questo momento di crisi si rimbocchi le maniche e lavori 18 ore al giorno, se serve anche di più, per garantire alle comunità crescita e servizi efficienti. Da politico mi permetto di evidenziare che molti sindaci, tanti consiglieri regionali e parlamentari, dedicano tutto il loro tempo, anche quello privato, alle Istituzioni e alle Comunità che sono stati chiamati a servire. E le indennità sono lo strumento, “il mezzo” e non il “il fine”, come spesso, e a mio avviso sbagliando, in molti credono. Però la politica è anche esempio e, per questo, tutto ciò che è superfluo può essere sacrificato.
Quei tagli erano contenuti nella finanziaria del 2006, varata a fine 2005 dall’allora governo Berlusconi. La Corte costituzionale, però, ha annullato la norma statale rilevando che spetta solo alle Regioni decidere sulle proprie retribuzioni. Perché non si è fatta, a quel punto, una legge regionale che recepisse i tagli?
Lo spazio e il tempo per una legge regionale credo ci sia ancora, però attenti a non scadere nella demagogia: perché nessuno chiede cosa farebbe il consigliere regionale con quel 10 per cento dell’indennità se fosse riconosciuta in via corrente?
Lei cosa ne farebbe?
Non li terrei sul mio conto corrente ma li impiegherei, come già faccio con gli attuali emolumenti per un contratto di collaborazione con un giovane giornalista per curare i rapporti con i nuovi media. In pratica, creerei un nuovo posto di lavoro, anche se a tempo determinato. Una cosa che, in tempo di crisi non guasta di certo.
Sulle colonne del Corriere del Mezzogiorno di oggi Francesco Strippoli lancia una proposta: qualora le richieste di rimborso fossero accolte, i consiglieri beneficiari potrebbero far confluire le somme arretrate in fondi di solidarietà a disposizione dei cittadini. Che ne pensa?
Di proposte se ne potrebbero fare molte e tutte degne di essere prese in seria considerazione. Personalmente destinerei la mia parte eventuale a “Fiorire Comunque”, una associazione a favore dei diversamente abili impegnata a costruire una struttura da adibire a “Dopo di Noi”. Sia ben chiaro: lo farei non per legge o per disposizione dell’ufficio di presidenza del Consiglio Regionale, ma per sensibilità personale. E anche per quella cultura dell’esempio che è propria della buona politica.
La questione dei rimborsi tira in ballo anche quella delle buste paga. Proprio in questi giorni si è riaccesa la polemica sugli stipendi d’oro dei consiglieri regionali, tra cui quelli pugliesi, che occupano i primi posti in classifica. Insomma, l’opinione comune è che siate strapagati. Cosa replica?
Alla mia famiglia riesco a destinare tremila euro al mese, il resto lo spendo per sostenere le spese di funzionamento della mia segreteria, per le remunerazioni ai miei collaboratori, per i contributi ai circoli del mio partito e per i costi vivi: telefonino e carburante (in 14 mesi ho fatto 100 mila chilometri per adempiere al mio mandato). A questo punto stabilisca il Parlamento qual è la misura di una giusta indennità per i consiglieri delle regioni italiane.