Sui centri di stoccaggio gli italiani riscoprano l’interesse pubblico

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Sui centri di stoccaggio gli italiani riscoprano l’interesse pubblico

07 Giugno 2012

La polemica scoppiata ieri per la scelta del sito dove ubicare la discarica provvisoria necessaria a supportare la chiusura di Malagrotta è prova diretta dell’incapacità della Politica di gestire l’interesse pubblico. Perchè la cittadinanza del sito prescelto teme – a ragione – il peggio per la propensione della Politica a rendere definitivo il provvisorio. Debole come mai questa Politica è costretta a cavalcare la rabbia di chi si lamenta di pagare la di lei negligenza con la precarizzazione della salute loro e dei loro cari.

C’è però anche dell’egoismo e dell’arroganza nel niet con cui tutte le comunità locali rispondono agli inviti delle autorità di ospitare i siti di stoccaggio e riciclo dei rifiuti. E nella rabbia con cui alcuni loro cittadini annunciano propositi barricaderi; quasi quello dei rifiuti non fosse problema di cui tutti dobbiamo farci carico perché tutti concorriamo a aggravarlo quotidianamente.

Risiedo in una località distante meno di 800 metri in linea d’aria dalla discarica di Cupinoro. Ultimamente anch’essa è assurta alle cronache per la presunta richiesta del gestore di ampliare la concessione. Cupinoro è diventata operativa nel  1991/92 e, ad esser sincero, me ne sono accorto dai gabbiani che sorvolano la zona. Molti dei miei vicini sono preoccupati, altri sono inquieti, alcuni incazzati, ma ogni volta che mi capita di scambiare una battuta in proposito mi limito a dire: "potremmo protestare se non producessimo anche noi i rifiuti che vi si raccolgono".

La reazione è ovviamente di fastidio, eppure nonostante siano persone civili e sappiano che non c’è replica ragionevole, si trincerano dietro il detto british: everywhere but Nimby. L’acronimo di not in my backyard che sta a significare: metteteli dove vi pare purchè non dietro casa mia. Noi italiani abbiamo peraltro completato il detto, aggiungendo: è compito della politica decidere. 

E così dovrebbe essere. La Politica dovrebbe scegliere i siti; decidere sui termovalorizzatori, gasificatori, impianti di stoccaggio raccolta differenziata ecc. Ma la Politica non decide: rinvia, perché non può decidere presa tra il fuoco dell’esigenza collettiva e il burrone dei voleri dei cittadini più rumorosi. Questa Politica sconta la frantumazione del proprio elettorato a vantaggio di grilli e saltimbanchi, i cui propositi, se attuati, ci regalerebbero un secondo medioevo, magari con internet ma anche molti decenni bui da vivere. Di fonte a problemi di convivenza difficili da risolvere, che incubano tensioni esplosive, la Politica si risolve a proporre quanto i più rumorosi chiedono venga proposto e non quanto è necessario proporre per risolvere i problemi.

Eppure questa Politica sa che in mancanza di soluzioni alternative (che nessun si ingegna di articolare) il Nucleare pulito rischia di diventare una scelta necessitata. Sa che dietro le Alpi ci sono centrali nucleari che arricchiscono i Francesi ma in caso di guasto danneggerebbero soprattutto gli Italiani (vista direzione e forza dei venti!). E sa che nel frattempo gli Italiani pagano un sovrapprezzo per l’energia che comprano da quelle centrali per l’insufficienza della produzione domestica.

Come pure questa Politica sa che l’Italia ha vissuto il bluff del boom economico degli anni ’60 solo grazie alle autostrade, che l’IRI costruì perché la FIAT prosperasse con il business automobilistico ed elevasse la media dell’occupazione nazionale. Ma che quelle autostrade (e le raffinerie che sono state costruite un po’ ovunque) hanno impattato la morfologia dell’ambiente e la consistenza della finanza pubblica in modo irrimediabile.

Anche se sa tutto questo, e molto altro ancora, la Politica sembra arrendersi all’idea di un tramonto annunciato che forse aspetta, come alcune squadre di calcio fanno con il triplice fischio dell’arbitro quando il risultato è compromesso. Così, anche se sa che i cittadini la vorrebbero forte, ossia autorevole ma non autoritaria, credibile, ossia pratica ma non imbonitrice, decisa, ossia ferma nelle decisioni ma non ostinata, la Politica rimane guardinga e sospettosa, eppure consapevole che non le verrà perdonata l’indecisione.

Ma la colpa è anche di noi elettori: troppo permissivi ieri, troppo rivendicativi  oggi; troppo osannanti ieri, troppo forcaioli oggi. Ma ieri come oggi, troppo poco rispettosi dell’interesse pubblico. Perché lo continuiamo a intendere come il nostro interesse fatto proprio dallo Stato, e non il frutto della mediazione autoritativa che lo Stato deve fare degli interessi personali di tutti i cittadini e delle formazioni sociali in cui si organizzano in funzione del benessere della Comunità.