Sui rifiuti l’Europa aspetta al varco, ma le premesse non sembrano confortanti

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Sui rifiuti l’Europa aspetta al varco, ma le premesse non sembrano confortanti

05 Giugno 2012

Mancano pochi giorni alla scadenza della lettera di messa in mora che Bruxelles ha inviato all’Italia in merito alla gestione del ciclo dei rifiuti in Campania. Le promesse fatte, specialmente negli ultimi mesi, sono state tante e le buone intenzioni pure. Ma di fronte ai tanti proclami che non hanno trovato – almeno per ora – riscontri davvero soddisfacenti nella realtà dei fatti, saltano ancora di più agli occhi le immagini di degrado che da Pompei a Napoli – ultime quelle sulle condizioni fatiscenti del Palazzo Reale in Piazza del Plebiscito – hanno fatto il giro dell’Italia e, probabilmente, anche del mondo.

Saltano ancora di più agli occhi perché sono l’istantanea di ciò che non va e che continua a non andare, qualcosa di cui non si potrà non rendere conto, prima o poi, a prescindere dalla rassegnazione con cui si è omai praticamente rinunciato ad individuare, per ogni cosa, il diretto irresponsabile: colpa dell’accumulo di anni di politiche sbagliate, colpa della crisi che ha stretto i cordoni della borsa proprio in un momento in cui ci sarebbe bisogno di spendere. Colpa di tutto, colpa di nessuno. Come vuole la migliore tradizione italiana.

Intanto, però, sui rifiuti i commissari europei ci aspettano al varco: vogliono le nostre spiegazioni, le nostre proposte e, soprattutto, le nostre soluzioni. Oggi l’assessore all’Ambiente della Regione Campania, Giovanni Romano, ha annunciato ufficialmente la rinuncia da parte di A2A all’offerta per la realizzazione dell’inceneritore di Napoli Est. Una rinuncia – ha detto ai cronisti -sulla quale "influisce certamente il no del sindaco di Napoli all’impianto", al quale Romano rilancia subito la palla chiedendo che ora metta sul tavolo le famose alternative – gli impianti intermedi – che potrebbero sostituire discariche e inceneritori: le stesse discariche e inceneritori che in paesi ben più avanzati del nostro in quanto a gestione del ciclo dei rifiuti (e non solo) né scandalizzano né incontrano opposizioni ideologiche. Anzi, vengono in qualche modo utilizzate come soluzioni per trarre profitto da ciò che, per definizione, è spazzatura.

Il vicesindaco di Napoli con delega all’Ambiente, Tommaso Sodano, parla di un progetto di ecodistretto nella città di Napoli, alternativo a discariche e inceneritori, "dove sia possibile trattare la frazione umida, gli ingombranti e le frazioni di raccolta differenziata dando un contributo straordinario alla filiera complessiva di impianti di cui ha bisogno la Campania". Sarà, ma in una città dove a passeggiare per le strade si scorge ancora, bella evidente, la ferita dell’emergenza rifiuti che l’ha resa nota a tutto il mondo per essere stata l’equivalente di una discarica a cielo aperto, forse servirebbe qualcosa di più del ‘digestore anaerobico’ già approvato tramite delibera. C’è parecchia curiosità, dunque, di scoprire cosa ci sarà di effettivo e di risolutivo nel "piano di atti concreti" che Sodano, ovvero De Magistris, dice di avere in mente.

A Bruxelles, come dicevamo, ci aspettano al varco e difficilmente saranno disposti a pazientare ancora nella speranza che i soliti italiani si mettano d’accordo, per una volta, con ragionevolezza e senso di responsabilità. Vediamo se in qualche modo riusciremo a passare l’esame che è alle porte, anche perché ormai il tempo è scaduto, e pure da un pezzo. Lo dimostrano prima ancora degli ultimatum le immagini che ogni giorno ci mostrano una Regione bellissima ma di cui non si ha sufficiente cura. I rifiuti, il degrado, le crepe sui muri dei palazzi, i crolli, i liquami a un passo dal Foro di Pompei, alle spalle del Tempio di Giove: è la stessa medaglia che cambia faccia, e sempre meno di frequente accade che la faccia scoperta sia quella che mostra un territorio curato e salvaguardato.