Sui tagli alla spesa Di Pangrazio predica bene ma razzolava male

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Sui tagli alla spesa Di Pangrazio predica bene ma razzolava male

Sui tagli alla spesa Di Pangrazio predica bene ma razzolava male

16 Maggio 2012

di RS

Le voci dal comitato elettorale di Italo Cipollone dicono che il candidato sindaco del Pdl di Avezzano è in risalita verso il ballottaggio. Sono voci di corridoio, direte voi, non fanno notizia. Il fatto è che l’elettore di centrodestra in città più passano i giorni più riscopre la sua identità e vuole riaffermarla.

Il contesto che emerge a qualche giorno dal voto infatti è quello di una "grande ammucchiata" tra gli avversari capeggiati da Di Pangrazio: un coaecervo di liste civiche, piddini, dipietristi, terzopolisti, transfuga del centrodestra che, dovesse vincere, prima o poi aprirebbe una grave questione di governabilità, com’è accaduto in altre città abruzzesi (e come succede puntualmente ogni volta che le sinistre e i loro ascari vanno al governo).

Nel caso di Avezzano il trasformismo domina: Domenico Mancini, Udc, era l’assessore alla mobilità e al piano traffico nella passata giunta targata PdL. Mancini si era speso con tutto se stesso per realizzare il controverso anello stradale che ha strozzato una parte importante del tessuto economico-sociale della città. In fase di realizzazione aveva dichiarato: "Si tratta di un cambiamento storico che porteremo a termine con coraggio". Adesso, complice Di Pangrazio, vuole ripensare l’opera, perché a suo dire non funzionerebbe. Va bene che uno può cambiare idea, ma il miracolo è sparito per strada.

Poi c’è lui, il front runner Di Pangrazio, che oggi pontifica sui tagli ai costi della politica. Ma dov’era quando la giunta di Stefania Pezzopane, PD, spese migliaia e migliaia di euro di rappresentanza, come ci dice una delle nostre fonti? Di Pangrazio ricopriva l’incarico di Direttore Generale della provincia. Se questo è il criterio con cui intende affrontare la spesa pubblica ad Avezzano, stiamo freschi. (Da quando la giunta provinciale è guidata dal Pdl, le suddette spese sono scese e molto).

C’è infine la questione, assai delicata, del senatore Lusi, il tesoriere della Margherita accusato di aver sottratto 25 mln di euro al partito. Lusi nella Marsica aveva un suo bacino di consenso finito con la richiesta di arresto per inquinamento delle prove e l’accusa di associazione a delinquere inviata dal Tribunale di Roma al Senato. Chi segue l’Occidentale sa che siamo garantisti, e su Lusi, prima di esprimere un giudizio di condanna, dobbiamo aspettare la decisione del parlamento e l’eventuale sentenza della magistratura.

Un riflessione però va fatta e ha del paradossale. Cosa sarebbe accaduto in termini di consenso e reputazione a Di Pangrazio, se Lusi fosse stato scoperto con le mani nel sacco non prima ma dopo il ballottaggio? Molto probabilmente, nel corso di questa campagna elettorale, il tesoriere della Margherita avrebbe fatto endorsement per Gianni. E allora cosa avrebbe detto il sindaco Di Pangrazio se la bomba Lusi fosse scoppiata mettiamo tra qualche mese? Per fortuna sua, il tesoriere nella rete c’è cascato prima. Per fortuna, Di Pangrazio non è ancora sindaco.