Sul bio-testamento la sinistra si spacca ma preannuncia lo stesso battaglia

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Sul bio-testamento la sinistra si spacca ma preannuncia lo stesso battaglia

13 Marzo 2009

Il primo atto si è concluso. La commissione Sanità del Senato ha terminato l’ultima seduta dei lavori per licenziare il disegno di legge sul testamento biologico che approderà in aula il 18 marzo. Nella seduta di ieri sono stati votati gli ultimi due articoli del ddl, quelli relativi all’autorizzazione giudiziaria e alle disposizioni finali, e si è deciso del mandato al relatore, Raffaele Calabrò (Pdl), a riferire in aula. Di fatto si è detto sì o no al testo e si è data un’indicazione della tenuta dei vari gruppi sui contenuti della legge. Ora il dibattito si trasferisce nell’aula del Senato e c’è già chi annuncia battaglia fino all’ultimo colpo, soprattutto sulla questione più spinosa che riguarda nutrizione e idratazione artificiale. Il ddl Calabrò definisce tali trattamenti “sostegni vitali” e dunque non oggetto delle dichiarazioni anticipate di trattamento (Dat), mentre l’opposizione li ritiene atti medici ai quali il soggetto ha diritto di decidere se vuole o meno essere sottoposto nel caso in cui si trovasse in futuro in condizioni di incapacità di intendere. Un punto su cui entrambi i poli hanno annunciato che non “molleranno”.

“Non abbiamo nessuna intenzione di cedere sui nostri principi”, ha dichiarato Anna Finocchiaro, capogruppo del Pd al Senato, al termine delle votazioni di ieri. “Non abbiamo nessuna intenzione di rinunciare ad una battaglia parlamentare molto netta: non con forme ostruzionistiche ma dicendo tutto quello che pensiamo articolo per articolo ed emendamento per emendamento”. Il ddl Calabrò sul testamento biologico è un testo “orrendo e inutile che sfascia la Costituzione”. Dalle parole della senatrice del Pd le intenzioni sono chiare: trasferire la battaglia dal piano della biopolitica a quello dei grandi principi. Non si tratta più “solo” di questioni di vita o di morte, di consenso informato, di idratazione e alimentazione e dichiarazioni anticipate di trattamento – questioni su cui la politica è stata brutalmente chiamata a sindacare dopo Eluana e dopo l’entrata a gamba tesa della magistratura in un ambito che non le competeva – ma, secondo il Pd, si tratta della questione ancora più alta e impegnativa della difesa dei valori fondanti la nostra società e il nostro sistema politico. “Non siamo di fronte a un fraintendimento tra noi e la maggioranza sul senso dell’articolo 32 della Costituzione” – ha detto la Finocchiaro – ma è “la gerarchia dei valori su cui è stato costruito il patto costituzionale che si sta sgretolando”. Per questo il Pd, nel preparare il dibattito in Aula al Senato, che inizierà la prossima settimana, ripartirà dal “mostrare la profonda attualità del testo costituzionale: l’articolo 32 è tanto celebrativo della libertà dell’uomo tanto più aumenta lo scarto tra la scienza e la natura”.

Proprio perché sono in gioco le libertà individuali, insomma, prima di arrivare a un referendum se dovesse passare “quel testo orribile”, per la senatrice del Pd ben altre strade dovrebbero essere battute poiché “il cuore della partita è lì, sulla tenuta del patto costituzionale nell’assicurare le libertà e la possibilità di farle valere”. In sostanza, la Finocchiaro manda a dire alla maggioranza che il Pd è disposto a tutto pur di bloccare la legge, che in nome della salvaguardia della gerarchia dei valori su cui è stato costruito il patto costituzionale per combattere la sua battaglia di principio alla sinistra non basta un referendum abrogativo e che ha intenzione di far appello a tutti gli strumenti di lotta politica a sua disposizione, Corte Costituzionale compresa.

Intenzioni pesanti che però, a guardar bene, lasciano trapelare che c’è qualcosa che non  torna proprio in casa Franceschini. In realtà, nel Pd sono in molti a temere il ricorso al referendum su questa legge non tanto per la scarsa efficacia dell’istituto referendario, come da più parti si è detto, quanto piuttosto perché stavolta – o sarebbe meglio dire ancora una volta – la chiamata al voto per la sinistra rischia di trasformarsi in un boomerang. Uno sguardo a quanto è accaduto ieri in commissione dà l’idea di ciò che potrebbe accadere se ad essere chiamati in causa fossero i cittadini. Il concitato pomeriggio di votazioni, culminato con una richiesta di sospensione di 20 minuti da parte del Partito democratico prima del voto finale, infatti, ha dato come solo ed inequivocabile esito la spaccatura a sinistra. Hanno  votato contro il ddl la radicale Donatella Poretti e Vincenzo Vita (che ha sostituito Ignazio Marino che era assente); si sono astenuti la capogruppo Dorina Bianchi, Claudio Gustavino e Daniele Bosone; non hanno partecipato al voto Fiorenza Bassoli, Lionello Cosentino e Franca Chiaromonte. E ciò a fronte di una indicazione di voto ben precisa, segno di una divisione netta su questi temi all’interno del partito

Tutt’altro clima si respira a destra. Là la parola d’ordine è stata rispetto della libertà del singolo di votare secondo coscienza (registrando così nelle fila del Pdl una solo voto contrario alla legge) ma soprattutto “soluzione condivisa ma senza ambiguità”, poiché in una materia che considera il limite tra la vita e la morte non può essere lasciato spazio agli equivoci, e serve una legge chiara. Per questo nel disegno di legge sulle dichiarazioni anticipate di trattamento, sul piano generale si precisa il divieto di ogni forma di eutanasia attiva e al suicidio assistito, e si sancisce il divieto di forme di accanimento terapeutico. Ma si dice no con fermezza alla idratazione e alimentazione come cure. “Preparare il terreno per il ricorso alla Corte mi sembra l’ultima spiaggia di chi ha perso il contatto con l’opinione pubblica ed il consenso”, sostiene Eugenia Roccella, sottosegretario al Welfare, entrando nel merito delle intenzioni dell’opposizione. “Se un politico pensa che ci sia distanza tra una legge e il paese dovrebbe ricorrere a referendum”. Il fatto è, ha continuato Roccella, è che “si sta cercando di dare un’immagine del ddl sul testamento biologico come di radicale sovvertimento delle garanzie di libertà costituzionali; il che mi sembra sproporzionato”.

Smorza i toni ma con fermezza Gaetano Quagliariello, vicepresidente vicario dei senatori del PdL: "L’approvazione del disegno di legge sul fine vita in Commissione Sanità al Senato è un traguardo che prelude alla definitiva riappropriazione da parte del Parlamento del proprio spazio decisionale. Abbiamo onorato l’impegno assunto, senza per questo comprimere lo spazio del dibattito, del dialogo e della discussione e raggiungendo un alto compromesso, come è giusto che sia, in grado di tutelare e garantire il diritto alla vita e la libertà della persona. Sapremo ora portare degnamente a termine il lavoro in Aula, dove vi sarà anche lo spazio per ulteriori miglioramenti qualora ve ne fosse necessità ”. Si chiude così – anche se in via non definitiva – il cerchio che lo stesso Quagliariello aprì nell’aula del Senato la notte un cui è morta Eluana. La fine del primo atto, appunto. Ma c’è già chi scommette che lo “spettacolo” andrà avanti anche a sipario chiuso.

I contenuti della legge approvata in Commissione.
Idratazione e alimentazione artificiale sono “forme di sostegno vitale” e “non possono formare oggetto di Dichiarazione anticipata di trattamento”.
Le disposizioni espresse dal soggetto nel testamento biologico sono “vincolanti” – lo prevede l’emendamento, approvato in commissione, di Roberto Centaro (Pdl), mentre nel testo originario (articolo sei) si prevedeva che le dat non fossero “né obbligatorie nè vincolanti” – “fatte salve le previsioni dell’articolo 8”,  che disciplina il ruolo del medico e prevede che “il medico non può prendere in considerazione indicazioni orientate a cagionare la morte del paziente o comunque in contrasto con le norme giuridiche o la deontologia medica”.
La durata della validità del testamento biologico viene allungata a 5 anni (contro i 3 previsti dal ddl Calabrò) e le dat verranno depositate presso il medico di famiglia e non più presso notai a titolo gratuito. Nel testamento biologico, inoltre, potrebbe essere possibile anche indicare la volontà di donare il proprio corpo, dopo la morte, a fini di didattica e ricerca.
Si conferma all’articolo 5 del ddl che la legge fa riferimento esclusivamente a pazienti in stato vegetativo e non ad altre tipologie di pazienti.
È il fiduciario l’unica figura autorizzata ad intervenire per conto del soggetto che deposita una Dat. Si esclude la possibilità per “qualunque persona terza” ad esclusione dell’eventuale fiduciario, di provvedere alle funzioni di delega che a tale figura sono demandate. Nessuna funzione è dunque demandata alla famiglia del soggetto che deposita le dat.
Il ddl prevede, poi, l’istituzione del Registro delle dichiarazioni anticipate di trattamento nell’ambito di un archivio unico nazionale informatico, la cui titolarità spettaal ministero del lavoro, della salute e delle politiche sociali.