Sul calo delle tariffe dell’acqua Vendola predica bene ma razzola male

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Sul calo delle tariffe dell’acqua Vendola predica bene ma razzola male

28 Giugno 2011

"E’ indispensabile fare i conti con la realtà per non precipitare nei burroni della demagogia". A sentirla sembrerebbe la frase di un pragmatico, di chi sa che tra le parole e l’azione c’è in mezzo la complessità dei fatti e la difficoltà che si incontra nel gestirli. E, invece, questa perla di saggezza esce nientemeno che dalla bocca di Nichi Vendola: proprio lui, il poeta di Terlizzi, il politico che dell’utopismo militante ha fatto un brand pubblicizzato sia in Italia che all’estero. La sua uscita è in riferimento all’abbassamento delle tariffe imposto dal risultato del referendum sull’acqua. Una misura a cui l’Acquedotto pugliese – gestito dalla Regione – non darà applicazione, a prescindere dalla volontà popolare democraticamente espressa.

Vendola è tranchant: "Sull’Acquedotto Pugliese abbiamo deciso di intraprendere la strada dell’efficientamento e su quella proseguiremo. Per questo non abbasseremo le tariffe". Quindi nessun taglio, nonostante il plebiscito dei "sì" a favore dell’abrogazione della norma che consentiva "al gestore di ottenere profitti garantiti sulla tariffa, caricando sulla bolletta dei cittadini un 7% a remunerazione del capitale investito, senza alcun collegamento a qualsiasi logica di reinvestimento per il miglioramento qualitativo del servizio". A dir poco complicato il tecnicismo ragionieristico con cui si tenta di motivare il tutto: "In Puglia – dice Vendola – in realtà non siamo di fronte alla scelta di abbassare la tariffa del 7% e di conseguenza gli investimenti perché quella remunerazione non è utilizzata, come dovrebbe, per gli stessi investimenti, ma rappresenta la copertura di un debito e quindi dal punto di vista finanziario un costo".

Per dirla con le parole del consigliere regionale del Pdl Saverio Congedo, "pare che al risparmio delle famiglie, per non parlare della gratuità promessa in campagna elettorale, Vendola preferisca l’efficienza capitalistica dell’Ente da lui controllato, tacciando di “demagogia” i movimenti promotori dei Referendum".

Oltretutto, questo scherzetto ai pugliesi Vendola lo fa dopo essersi schierato con tutti i sentimenti a sostegno del "sì" al referendum, ripetendo fino allo sfinimento che bisognava a tutti i costi andare a votare per cancellare dall’ordinamento italiano una norma lesiva dell’interesse generale perché gravosa sulle tasche dei cittadini.

Insomma, passata la festa gabbato lo santo. Il ringraziamento di Vendola ai cittadini pugliesi che gli hanno creduto e sono andati a votare seguendo le sue indicazioni è l’annuncio che per l’ente pubblico gestito dalla Regione tutto resterà come prima. Come se il popolo non si fosse mai pronunciato. 

Viene da chiedersi perché di queste cose i pugliesi non sono stati informati prima del referendum, in modo da avere almeno la consapevolezza delle intenzioni del loro governatore. La domanda, per quanto legittima, è innegabilmente pretestuosa. Ma la risposta dice molto di più di quanto la domanda stessa non sottintenda maliziosamente: "Nessuno me le ha chieste" (le informazioni sugli effetti che il referendum avrebbe avuto sulle tariffe dell’acqua in Puglia, ndr). Insomma, per Nichi un’omissione non vale una bugia. Anche se, alla fine, il risultato è lo stesso.