Sul cambio in  BCE, Sarkozy ricorda all’Italia che “pacta sunt servanda”

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Sul cambio in BCE, Sarkozy ricorda all’Italia che “pacta sunt servanda”

17 Giugno 2011

Lascia o non lascia? Si dimette o non si dimette? La sorte di Lorenzo Bini – Smaghi, attualmente membro italiano del consiglio direttivo della Banca Centrale Europea (BCE), è in verità certa. Con le esortazioni pubbliche del presidente del consiglio italiano, Silvio Berlusconi, affinché il membro italiano del board della BCE faccia un passo indietro in vista dell’arrivo di Mario Draghi alla testa del palazzo di vetro di Francoforte, sfuma di fatto la possibilità che si introduca un precedente di un presidente e un consigliere di stessa nazionalità nella storia della governance ripartitoria del board della BCE .

Il richiamo al rispetto degli accordi da parte della Francia (pactà sùnt servandà avranno pontificato i colti consiglieri dell’Eliseo) ricorda come l’Italia avesse acettato la partenza di Bini-Smaghi quale “prezzo da pagare" per la sponsorizzazione francese del primo governatore italiano alla testa della BCE. Al vertice italo-francese del 26 aprile scorso, infatti, il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi si era impegnato con Sarkozy a cedere il posto italiano nel board della BCE, dove siede appunto Bini Smaghi, in cambio del sostegno di Parigi alla candidatura di Mario Draghi al vertice dell’Istituto di Francoforte.  

Il presidente francese Nicolas Sarkozy è tornato alla carica ancora oggi, ricordando al governo italiano da Berlino che “l’Italia ha dato la sua parola”, aggiungendo di non aver “alcuna ragione di dubitare della parola dell’Italia”. “Forse avere due italiani su sei membri del direttorio non sarebbe una soluzione estremamente europea”, ha concluso il presidente francese in conferenza stampa accanto alla cancelliera tedesca Angela Merkel. Ieri, lo stesso Berlusconi aveva chiesto a Bini Smaghi “un passo indietro, dando le proprie dimissioni, nel pieno rispetto dell’autonomia della Bce”, richiesta cui il banchiere aveva replicato ricordando che “Francoforte è indipendente per legge”.