Sul copyright in Rete c’è molto da fare ma qualcosa si sta muovendo
30 Gennaio 2011
Il web e lo Stato. Una convivenza difficile ma necessaria. Rispetto al far west dei primi anni della rivoluzione informatica sono stati fatti molti passi avanti, per merito tanto del legislatore quanto dei giganti della rete. Una delle soluzioni più credibili offerte da Google negli ultimi tempi, il "Content Id" applicato a YouTube, sembra essere un buon punto d’incontro tra l’esigenza di tutelare il copyright e la libertà di immettere contenuti su Internet.
In concreto il problema si è posto nel momento in cui gli utenti hanno iniziato a caricare materiale che infrangeva le vigenti leggi sul copyright arrecando un danno, anche economico, ai legittimi proprietari dei contenuti. Google ha quindi pensato per YouTube una serie di norme sul copyright e di strumenti di gestione dei contenuti utili per conferire ai proprietari di diritti il controllo sul materiale pubblicato. Con il non trascurabile vantaggio di essere gratuiti e di non richiedere alcuna partnership commerciale.
Il funzionamento, almeno da parte degli utenti, è molto facile. La soluzione studiata dai tecnici della piattaforma consente ai proprietari dei diritti di identificare video caricati da altri utenti che sono costituiti interamente o parzialmente da loro contenuti e di scegliere, in anticipo, come procedere. Le opzioni sono diverse: si possono generare profitti, per esempio attraverso l’inserimento di pubblicità; formulare statistiche o bloccarli del tutto per impedirne la visualizzazione pirata.
Senza scendere troppo nel gergo tecnico è interessante capire come funziona il sistema. I proprietari dei diritti forniscono a YouTube dei file di riferimento (audio o video) dei contenuti, pacchetti che descrivono i contenuti e le norme da applicare in caso di rilevamento di una corrispondenza. A questo punto i video caricati vengono confrontati con i file di riferimento, permettendo alla tecnologia di identificare i contenuti e applicando la norma di preferenza predefinita tra quelle già elencate.
Un vantaggio non trascurabile è quello di permettere una diffusione più corretta dei video; di fatto i fan diventano ‘portatori sani’ dei contenuti. C’è poi la possibilità di informare gli altri utenti sulle preferenze in fatto di copyright ed evitare che i contenuti vengano distribuiti senza consenso. Infine, il meccanismo garantisce la produzione di statistiche in tempo reale ed estremamente affidabili e, dettaglio non trascurabile, è interamente automatico. Naturalmente ci sono alcuni difetti. Il maggiore è che tutto il meccanismo è utile per chi genera molti contenuti ma del tutto superfluo per chi carica video saltuariamente. D’altra parte, per quest’ultima categoria rimangono più che validi i sistemi utilizzati finora come il “notice and takedown”.
Non ci troviamo di fronte alla "soluzione definitiva" del problema del copyright sul web, ma il Content Id può senza dubbio rientrare in quella categoria di contromisure ben centrate sul problema perché studiate da tecnici e non da legislatori. Va dato merito a Google di essersi impegnata molto, senza rincorrere a nuove norme ma proponendo una collaborazione preventiva.