Sul destino non manifesto dell’Europa
23 Giugno 2017
di Daniela Coli
L’Europa è un destino dice Macron nella prima intervista con otto giornali europei, riprendendo un’espressione di Max Weber come omaggio alla Germania, ma la formula è inadeguata per l’Europa di oggi. L’Ue ha una moneta comune, ma non è una nazione, né uno Stato, non ha divisioni, come avrebbe detto Stalin, né una politica estera chiara. Gli Stati Uniti avevano chiaro il loro destino, quando nel 1823 dichiararono con Monroe che non avrebbero tollerato per l’avvenire alcun tentativo delle potenze europee di fondare colonie nel continente americano, a parte l’amicizia con il Regno Unito – aggiunse Jefferson – l’unica nazione che avrebbe potuto davvero danneggiarli.
L’Europa attuale, l’Ue, è talmente confusa da non capire perché Trump abbia rimproverato Angela Merkel per avere fatto entrare troppi stranieri nel vecchio continente. Non si capisce il senso dell’apertura delle frontiere a chiunque voglia entrare in Europa. Può darsi sia un tentativo di emulare gli Stati Uniti, ma l’America è una nazione-continente di immigranti protetta da due oceani, ed era un continente deserto. Gli immigrati dall’Europa erano poveri, spesso perseguitati e diventavano subito americani. Rompevano subito con la madrepatria, da cui erano separati dall’oceano, perché avevano a disposizione un continente disabitato. Non c’erano certo problemi a rimediare un pezzo di terra da coltivare, sfamarsi, arricchirsi. Difatti le tredici colonie nordamericane fecero la guerra all’impero britannico per avere l’indipendenza.
Un’Europa che pensa di ripetere la storia americana accogliendo immigrati africani, arabi, asiatici non ha capito niente degli Stati Uniti, né della geopolitica. L’immigrazione dalle ex-colonie nel Regno Unito è diversa, perché i britannici volevano mantenere rapporti con le ex colonie e l’Inghilterra non ha avuto con le colonie guerre feroci come la Francia in Algeria e in Indocina. All’Ue piaceva il progetto di Obama e Hillary, che con le Primavere arabe intendevano disfare gli stati nazionali africani e arabi e unificare le due sponde del Mediterraneo. Obama e Hillary erano dalla parte della Fratellanza musulmana, ma Trump si è alleato con l’Arabia saudita, l’Egitto e gli Stati del Golfo contro il Qatar, il maggior finanziatore della Fratellanza musulmana e delle “arab spring”. L’ostilità verso l’Iran deriva dal fatto di voler evitare l’apertura in Siria di un corridoio libanese agli Hezbollah e attacchi a Israele.
Trump non è un alieno, come si pensa da noi, ed è l’establishment (il Pentagono, l’intelligence, il “deep state”) ad avere deciso che l’impero europeo non era più nell’interesse americano. L’Europa continentale non ha ben chiari i rapporti con gli Stati Uniti. Intanto, dovremmo ricordare che quando l’America ha voluto mettere in crisi l’Urss, non ha usato la Nato (non sarebbe stato possibile per la forza dei partiti di sinistra nell’Europa occidentale e per i paesi dell’est del Patto di Varsavia) ma ha deciso di far diventare la Cina una grande potenza economica. Gli USA permisero alla Germania di riunirsi e furono favorevoli all’Ue, perché pensavano che l’Ue e la Nato avrebbero combattuto in Medio Oriente con gli americani. Ma né Germania, né Francia sono andate in Iraq nel 2003 e gli Stati Uniti hanno capito di non poter contare sulle “colonie europee”.