Sul piano casa Berlusconi va avanti ma pensa a nuove modifiche
24 Marzo 2009
Il piano casa domani passa all’esame della Conferenza Stato-Regioni. Il decreto, che consente l’aumento del volume delle abitazioni del 20%, sarà varato venerdì dal consiglio dei ministri.
Intanto, il presidente del Consiglio ha assicurato che, per fare in fretta, venerdì sarà presentato al Cdm un decreto che verrà poi trasformato in legge quadro. E rispondendo alle critiche dei sindacati e alle accuse di incostituzionalità arrivate dal segretario del Pd Franceschini Berlusconi ha replicato: "Non c’è nulla di incostituzionale nel piano-casa. Ma sta girando un testo non mio. Ho sentito delle cose che non erano nelle idee iniziali e che non saranno nel testo".
Il clima politico è infuocato e anche l’incontro di domani tra il governo e i rappresentanti degli enti locali si preannuncia teso. Alcuni governatori, infatti, sono sul piede di guerra e annunciano il ricorso alla Corte Costituzionale contro un decreto che impone norme di dettaglio in una materia di loro competenza. Una protesta cavalcata anche dall’opposizione e in particolare da Dario Franceschini che, dopo una prima timida apertura, ha bocciato il provvedimento del governo perché "palesemente incostituzionale". Il segretario del Pd, inoltre, definisce il piano casa come un’operazione di "devastazione del territorio italiano". Parole in perfetta linea con l’allarme lanciato in precedenza dai Verdi sul rischio di cementificazione dell’Italia. Franceschini dimostra invece di voler cementificare un’altra cosa: l’antico legame che esisteva ai tempi dell’Unione tra Ds, Margherita e il partito del «no». Un ritorno al passato in vista di possibili alleanze elettorali.
Secondo gli ambientalisti il piano casa è "un atto di pirateria" che avrà conseguenze drammatiche sul consumo del suolo e sulle emissioni di anidride carbonica. Previsioni catastrofiche che, ancora una volta, hanno l’obiettivo di indirizzare la politica italiana verso un “immobilismo insostenibile”, piuttosto che stimolare quello “sviluppo sostenibile” su cui tutti i governi devono puntare.
Gli argomenti dei Verdi sono sempre gli stessi. Innanzitutto viene invocata l’applicazione del protocollo di Kyoto: il provvedimento, soprattutto a causa della produzione aggiuntiva di cemento, provocherebbe un innalzamento esponenziale delle emissioni di CO2 (anidride carbonica) . Il partito del «no» dovrebbe sapere che qualsiasi attività che determina un consumo di energia, e quindi ogni attività dell’uomo, produce CO2. Anche respirare è contro il protocollo di Kyoto (ogni cellula per compiere la respirazione deve ricevere ossigeno e allontanare il prodotto di rifiuto, cioè l’anidride carbonica). Quando sarà lanciata la proposta di tappare il naso ai cittadini per ridurre le emissioni nocive?
Spesso certi argomenti vengono strumentalizzati per fini politici con il solo scopo di scatenare il panico tra la gente. Salvo poi cadere in contraddizioni evidenti quando si tratta di fare delle scelte. Quando i Verdi hanno acconsentito al primo provvedimento di rottamazione delle auto varato dal governo Prodi, forse non sapevano che demolire e costruire nuove vetture provoca un aumento vertiginoso delle emissioni di CO2? Lo smaltimento delle vecchie vetture non è inquinante? Incentivare l’acquisto di nuove auto, e quindi il trasporto su gomma, determina maggiori consumi di energia, soprattutto se si considera che i nuovi modelli hanno dotazioni più energivore come i condizionatori e le marmitte catalitiche. È ovvio, quindi, che qualsiasi provvedimento di politica economica e i relativi effetti sull’ambiente devono sempre essere valutati con attenzione e senza critiche avanzate per partito preso.
Veniamo allora al piano casa che il governo si appresta a varare. I benefici per l’economia, in questo momento di crisi, sono riconosciuti da tutti. Il governo prevede di mettere in moto lavori per circa 60 miliardi di euro (il Cresme parla addirittura di 282 miliardi in caso di adesione del 100% dei proprietari) in un settore che interessa una platea molto vasta di lavoratori e figure professionali. Il decreto consentirebbe, in deroga ai piani vigenti, di ampliare del 20% (con un limite di 300 metri cubi) gli edifici finiti prima del 31 dicembre 2008. Di certo "il decreto o ddl che sia – ha spiegato oggi Silvio Berlusconi – si fermerà alle case monofamiliari e bifamiliari e alle costruzioni da rifare dopo che queste saranno demolite". Il bonus di cubatura salirebbe al 35% in caso di demolizione e ricostruzione di vecchi edifici a patto che si utilizzino impianti di energia rinnovabile o tecniche di bioedilizia o per il risparmio dell’acqua. Così sarà possibile riqualificare interi stabili che saranno abbattuti e ricostruiti con tecniche a più basso consumo energetico e quindi con minori emissioni di anidride carbonica. In linea con il protocollo di Kyoto, con buona pace dei Verdi.
Passiamo ora all’accusa di consumo selvaggio del suolo. La manovra del governo prevede di ampliare le cubature già esistenti, ad esempio costruendo un piano in più, quindi utilizzando meglio gli spazi sul suolo già edificato e non aumentando il suolo edificabile. Una misura che, vista l’emergenza abitativa soprattutto nelle grandi aree urbane, va incontro alle esigenze della gente che fatica a farsi la casa.
Il piano del governo, inoltre, consente il cambio di destinazione d’uso degli immobili, anche senza aumento delle volumetrie, per un anno dall’entrata in vigore della legge di conversione del decreto. Questo permetterà ai proprietari di riqualificare capannoni fatiscenti per destinarli a uso abitatitivo, con il duplice effetto positivo che consiste nella creazione di una nuova casa e nel miglioramento dell’assetto paesaggistico.
Un’altra critica riguarda il pericolo di aberrazioni estetiche dovute al fatto che ognuno potrà ingrandire la casa come vuole. Il provvedimento prevede che ampliamento e demolizione con ricostruzione possano essere fatti con una semplice Dia, ovvero una dichiarazione del progettista che deve contenere i documenti richiesti dal regolamento edilizio, l’attestazione del titolo di legittimazione e un’autocertificazione sul rispetto delle norme igienico sanitarie. Silvio Berlusconi, su questo punto, ha dichiarato di confidare nel buon gusto degli italiani. La fiducia del premier però non può bastare e sarebbe meglio fissare regole un po’ più precise. Magari affidando il compito agli enti locali. Del resto, come ha detto il Premier "abbiamo il progetto di fare una legge quadro attraverso un disegno di legge ma per fare in fretta come ci chiedono molti cittadini dovremo fare un decreto (che sarà presentato venerdì, ndr), saranno poi le Regioni che si regoleranno" e anche quelle che hanno già annunciato di essere contrarie, sempre secondo Berlusconi, "si ricrederanno sotto la spinta dei loro cittadini".