Sul referendum ungherese Gentiloni prende lucciole per lanterne

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Sul referendum ungherese Gentiloni prende lucciole per lanterne

03 Ottobre 2016

Ieri sera il ministro degli esteri Gentiloni, da Lampedusa, ha commentato così il referendum ungherese sulle ricollocazioni dei migranti: “Bello ricevere qui i risultati del mancato quorum in Ungheria”. E’ vero che il quorum non è stato raggiunto, ma il 98% di chi è andato a votare ha dato il suo assenso alla politica della mano dura di Orban sulla immigrazione. Cosa ci sia di “bello” nel fatto che circa tre milioni di elettori (su otto che andavano al voto) abbiano detto NO alle “quote” migranti, lo sa solo Gentiloni. Si può obiettare che il referendum rappresenta comunque una sconfitta per il disegno nazional-patriottico del primo ministro ungherese, ma certo non si può sostenere che Orban sia una specie di lupo solitario che si muove come una scheggia impazzita nella Ue.   

Mentre l’Ungheria srotola il filo spinato alla frontiera meridionale, la vicina Bulgaria vota una legge contro il burqa nei luoghi pubblici e medita di costruire un bel muro ai suoi confini. Leggi contro il burqa e per limitare la islamizzazione delle società europee vengono votate anche in Francia e in Belgio, i paesi più colpiti dal terrorismo. L’Austria, in attesa di capire chi sarà il nuovo presidente della repubblica, alza i controlli al Brennero, mentre Parigi serra la nostra frontiera a Ventimiglia. In Olanda, il chiomato Wilders, è avanti nei sondaggi per elezioni nazionali con un manifesto politico tutto all’insegna del contenimento della immigrazione, proponendo di rivedere lo status di rifugiato anche per chi l’ha già ottenuto. Nei Paesi nordici qualcuno vuole far pagare ai richiedenti asilo l’assistenza e il welfare. Gli inglesi con Brexit hanno messo una pietra sopra le politiche comunitarie sulla immigrazione. La Germania si è messa a posto chiudendo la rotta balcanica e facendo pagare alla Ue l’accordo con la Turchia. La Spagna sappiamo come ha risolto il problema a Ceuta e Melilla, fucilate comprese.   

Insomma, il mancato quorum al referendum ungherese sarà pure una bella notizia, come dice Gentiloni, ma solo noi italiani in Europa stiamo proseguendo con una politica della immigrazione che non è tale, essendo unicamente improntata alla accoglienza, indiscriminata, e costellata di scandali grandi e piccoli. Mentre l’Europa va in una direzione, che purtroppo, bisogna ammetterlo, non è quella di mantenere le promesse fatte dopo la strage di Lampedusa di cui oggi ricorrono le celebrazioni, l’Italia va nella direzione opposta, sempre più sola e isolata, come si è visto a Bratislava. Del resto, adesso viene smentito anche chi diceva che in Ungheria c’era una specie di regime, visto che “l’uomo forte” Orban ieri è stato sconfitto dai suoi oppositori. Altrove si discute su idee e visioni contrapposte sull’immigrazione, da noi qual è precisamente la politica migratoria del governo? 

In attesa di capirlo, si può dire che per Gentiloni sembra valere l’adagio “non c’è due senza tre”. Prima il nostro ministro degli esteri si era esposto dicendo di sperare che in Gran Bretagna vincesse il Remain, invece ha vinto il Leave, e Brexit. Poi ha fatto endorsement insieme a Renzi per la candidata democratica alle presidenziali, Hillary Clinton, come se la Lady della politica Usa avesse già vinto le elezioni, mentre sappiamo che i tedeschi hanno già aperto canali di comunicazione più o meno riservati con Donald Trump. Adesso arriva il commento entusiasta sul referendum ungherese anche se l’Italia ha ben poco da rallegrarsi mancandole una visione originale su come affrontare la questione migratoria e dunque non potendo proporre né tantomeno imporre ad altri alcunché. Dopotutto, servirebbero un po’ più di tatto e di accortezza diplomatica…