“Sul Senato una mediazione è possibile”
10 Aprile 2014
"Non credo sia un problema, rispettando i tempi, trovare una mediazione tra il testo Boschi e il testo Chiti. Abbiamo fatto cose ben più difficili». A parlare così è il coordinatore del Ncd, Gaetano Quagliariello. Che spiega: «La Costituzione non è un mito intangibile. Ma è pur sempre la nostra Carta fondamentale, per cui bisogna mettervi mano con il massimo di cautela ed equilibrio".
Renzi però obietta: i quattro paletti sul Senato non si toccano.
"Due sono gli aspetti fondamentali: che il Senato non sia una Camera politica, ossia che non dia la fiducia. E poi che vi siano forti risparmi. Ma i risparmi si possono ottenere in tanti modi".
Vi dividono da Renzi la composizione del Senato e i poteri…
"Abbiamo il dovere di proporre un modello di nuovo Senato che stia in piedi. La composizione è strettamente legata alle funzioni che gli si vogliono attribuire. E poi bisogna vedere la legge elettorale. Se per la Camera ci fosse un premio di maggioranza molto alto, è chiaro che andrebbero potenziate le funzioni di garanzia e di controllo della seconda Camera".
Forza Italia si sfila?
"Al di là di quello che deciderà Forza Italia, credo che il dibattito sulle riforme sia stato ricondotto nel giusto binario. Prima c’era una doppia maggioranza: una che sosteneva il governo, un’altra per fare le riforme. Ora, fisiologicamente, si parte dalla maggioranza di governo per aprirsi alle opposizioni".
Oggi è una giornata difficile per Berlusconi…
"A Silvio Berlusconi va tutta la solidarietà umana. La giornata di oggi, tuttavia, è un’altra prova dei tragici errori commessi da Forza Italia nell’autunno scorso. Se si fossero compiute scelte più lungimiranti, vi erano tutti i presupposti perché le cose andassero diversamente. Vi era la possibilità di evitare la perdita della libertà personale che, per quanto auguriamo a Berlusconi avvenga nella misura meno invasiva possibile, è comunque un dramma che qualche cattivo consigliere lo aveva evidentemente indotto a sottovalutare".
(Tratto da Avvenire, intervista di Giovanni Grasso)