Sul ‘tormentone esodati’ occorrono realismo e senso di responsabilità
12 Novembre 2012
In queste ore, in Commissione Bilancio alla Camera, è in atto una sfida decisiva su un tema che ha dominato il dibattito negli ultimi mesi e che, purtroppo, si candida a entrare minacciosamente nella prossima campagna elettorale, come lascito di un’Italia sbagliata.
Si tratta del tormentone dei cosiddetti esodati, amplificato dai media ormai protesi solo ad alimentare lo sfascio del Paese, senza farsi minimamente carico delle conseguenze nefaste derivanti dall’alimentare speranze destinate ad andare deluse e rivendicazioni ispirate a interessi particolari di persone incapaci di riorganizzare diversamente un percorso di vita che, a un certo punto, si è imbattuto in un’imprevista deviazione, magari ormai alle soglie dell’agognata pensione.
Chi siano gli esodati è fin troppo noto perché li troviamo quotidianamente sugli schermi televisivi. La riforma Monti-Fornero delle pensioni si è curata troppo poco di assicurare una fase di transizione socialmente sostenibile, al punto di doversi porre il problema di quanti e quali lavoratori <salvaguardare> rispetto a regole che rischiano di lasciare, per alcuni anni, senza pensione e senza altri sostegni di carattere economico, decine di migliaia di persone, ormai prossime alla quiescenza secondo le previgenti normative, ma che si sono viste spostare inopinatamente in avanti la soglia d’accesso dal decreto Salva Italia (nonostante i correttivi del decreto Milleproproghe).
Sono state quindi individuate alcune categorie di lavoratori <salvaguardati> ai quali continuano ad applicarsi, in presenza dei requisiti previsti, le regole di pensionamento previgenti (cosiddetti esodati sottoscrittori di accordi incentivati, lavoratori in mobilità, in prosecuzione volontaria, inseriti nei fondi di solidarietà e quant’altro). Sulle tipologie e sull’entità dei soggetti da tutelare è scoppiata la solita guerra dei numeri e, pertanto, delle coperture finanziarie da assicurare. Fino a quando, il Governo, senza far cessare le polemiche, ha enucleato, nel numero di 65mila i casi che già ora hanno esaurito le forme di tutela pubbliche e private e raggiunto i previgenti limiti di quiescenza, riuscendo, così, a far quadrare il cerchio delle coperture finanziarie, almeno nell’arco dei 24 mesi successivi all’entrata in vigore della legge.
Questo esito è stato però contestato dagli interessati che si sono fatti forza della pubblicazione (con la solita fuga di notizie) di una Nota dell’Inps che cifrava in oltre 390mila i casi, che nel giro dei prossimi anni, si troveranno in difficoltà (ma non sono mai stati ben chiariti i differenti criteri con cui venivano definite le platee considerate). Dunque, per fare fronte a un mare di polemiche, il ministro Fornero ha ammesso l’esigenza di dare copertura ad altri 55mila soggetti.
Così, all’interno del decreto sulla spending review sono stati definiti in 120 mila i soggetti tutelati con un onere di 9,2 miliardi in un decennio. Ma il tormentone esodati è scappato di mano a tutti. Dopo la forzatura compiuta dalla Commissione Lavoro di portare in Aula un progetto di legge privo di copertura, prontamente stroncato dalla Ragioneria generale dello Stato (Rgs), la stessa Commissione ha ridimensionato le sue pretese accontentandosi di garantire le necessarie misure di salvaguardia (andare in pensione secondo le regole previgenti) a tutte le persone <a rischio> negli anni 2013 e 2014.
E in tal senso sono stati presentati degli emendamenti alla legge di stabilità in Commissione Bilancio (che in tale caso svolge anche il ruolo referente), poi dichiarati inammissibili. A questo punto la questione è finita nelle mani dei due relatori, Pier Paolo Baretta del Pd e Renato Brunetta del Pdl, deputati senza dubbio autorevoli e competenti, i quali, tra le tante modifiche proposte alla legge di stabilità, hanno presentato, sabato sera, un emendamento (8.500) riguardante la questione degli esodati, accolto con un sospiro di sollievo dai leader della maggioranza.
Il cardine della proposta sta nella costituzione di un Fondo specifico di salvaguardia, in cui far confluire 100 milioni nel 2013 in aggiunta agli stanziamenti già previsti e, annualmente, le risorse già stanziate a favore degli scaglioni già coperti dei 65mila e dei 55mila salvaguardati (a cui dovrebbero aggiungersi almeno altri 10mila casi). In questo modo si otterrebbe un uso più flessibile e completo degli accantonamenti e si avrebbe la possibilità di reimpiegare direttamente gli eventuali risparmi (si dice che gli stanziamenti siano sovrastimati) alla salvaguardia di altre fattispecie ora non considerate ed indicate nell’emendamento citato sulla base delle elaborazioni della Commissione Lavoro.
Quanto al problema finanziario, si demanda, nel contesto di un monitoraggio semestrale, a un decreto del presidente del consiglio l’ulteriore copertura se fosse necessaria, da reperire a scapito delle pensioni di maggiore importo. E’ sul punto che tiene insieme le nuove categorie protette e le relative coperture, che non sono ancora fugate le preoccupazioni della Ragioneria. Le ulteriori difficoltà insorte, nel pomeriggio di ieri, sull’emendamento 8.500 da parte della Rgs a proposito della copertura occorrente a seguito dell’allargamento delle platee degli esodati, dimostrano quanto sia complicato risolvere, nell’attuale quadro di finanza pubblica, questo problema che pure assilla decine di migliaia di persone.
Eppure, sul web stanno fioccando le proteste contro l’emendamento Baretta-Brunetta da parte dei vari comitati delle categorie interessate, a ulteriore prova di quanto sia stato sbagliato creare consapevolmente aspettative insostenibili, esponendo a una gogna mediatica coloro che invece facevano appello al realismo e al senso di responsabilità. Quando si affrontano queste problematiche non si tratta di aprire una discussione su ciò che sarebbe giusto, ma di trovare delle soluzioni. Alla fine si è visto che i <Grilli parlanti> avevano ragione, anche quando sono stati sommersi di insulti, mediante l’uso e l’abuso del web.