Sulla biopolitica i conti (a destra) stavolta non tornano
08 Luglio 2011
Ci sono occasioni in cui i conti non tornano. In cui le visioni del mondo e anche della politica proprio non riescono a coincidere. Ci sono volte che occorre avere il coraggio di affermare che le proprie idee sono giuste e quelle degli altri sbagliate. E in cui in nome del realismo bisogna abbattere i vecchi e i nuovi steccati dell’ideologia. Forse viziati nel giudizio da una precisa appartenenza politica, aver assistito al dibattito tra Benedetto della Vedova, capogruppo di FLI alla Camera dei Deputati, e Eugenia Roccella, sottosegretario alla Salute, sulla biopolitica, nell’ambito degli incontri promossi dalla Fondazione Magna Carta e dalla Fondazione Farefuturo “I conti a destra”, ha confermato le nostre decisioni sul tema.
Si parlava di testamento biologico, di embrioni, di legge sull’aborto e di disabilità. Si è finito per tracciare uno steccato insormontabile tra due visioni totalmente contrapposte del mondo. Da una parte il principio secondo il quale la politica deve assecondare le "naturali evoluzioni" della società, dall’altra l’idea di leggere e gestire i fenomeni sociali per non esserne travolti. Da una parte una lettura progressista e sotto molti aspetti immaginaria della società, dall’altra il tentativo di tracciare un quadro del tessuto sociale italiano e di preservarne i fondamenti.
Come ha detto a chiare lettere Eugenia Roccella nel suo intervento, si può essere o meno favorevoli alla legge sulle dichiarazioni anticipate di trattamento ma non si può accettare che il sistema sanitario nazionale si faccia carico non delle nostre cure ma della nostra morte. Ci si può dichiarare a favore della selezione preimpianto degli embrioni, ma non si può sostenere che la legge sull’aborto non nasca con tutt’altro intento rispetto alla soppressione di un feto, che è la tutela della salute di una donna.
Si possono accettare tutte le stoccate dell’Europa in termini di contraccezione preventiva ma non si può negare che l’Italia sia il paese che, nonostante un uso limitato di pillole anticoncezionali, ha il più basso tasso di natalità e il più basso tasso di aborti a livello europeo. Si può sentenziare pure che la Corte Costituzionale ha rivisto alcuni aspetti della legge sulla fecondazione assistita, ma non si può affermare che abbia fatto saltare tutto l’impianto legislativo o che dopo la legge 40 i dati sulla natalità delle donne sottoposte a tecniche assistite non abbiano comunque avuto un trend ascendente.
Si potrebbe continuare ancora a lungo a raccontare i vari piani della discussione ma ogni singola parola lascia trasparire quanto profonde siano le differenze interpretative su questi temi tra Magna Carta e Fare Futuro, dove finisce una visione prettamente liberale e dove inizia quella libertaria. A questo si è ridotta la destra finiana, a farsi portatrice di una posizione relativista che rischia di condurre inesorabilmente al tramonto dell’Occidente, sull’onda di una visione costruttivista della società che finisce per essere pura ideologia e in cui la libertà di autodeterminazione dell’individuo si traduce in una pretesa assoluta di riconoscimenti giuridici. All’ideologia noi continuiamo a preferire la realtà anche a costo di una bocciatura per non aver saputo fare i conti con i nostri interlocutori.