Sulla crisi l’Italia ha peccato di ottimismo ma la Ue ha fatto troppe giravolte
26 Ottobre 2011
Da Porta a Porta a Ballarò, i leader della sinistra riformista e neocomunista, i Massimo D’Alema e i Nichi Vendola, ci raccontano sempre la stessa storia: il governo Berlusconi ha ingannato gli italiani dicendo che i conti erano a posto, che la manovra estiva sarebbe stata la grande panacea, che non avremmo fatto la fine della Grecia, e invece adesso i nodi vengono al pettine, Draghi ha emesso la sua sentenza, il direttorio franco-tedesco ci prende per i fondelli e l’Europa non perdona.
“La dinamica di queste ore,” spiega un accigliato Presidente del Copasir, “dimostra che il governo non è in grado di decidere nulla. Bruxelles si aspettava un decreto sviluppo e una riforma delle pensioni, ma il Governo ha mandato solo una lettera. Berlusconi non regge, non ce la fa”. Va bene che il Governo forse ha esagerato in ottimismo, credendo che l’Italia sarebbe rimasta indenne nella tempesta globale, ma a rileggersi le cronache di qualche mese fa c’è qualcosa che non torna.
Nel maggio scorso l’FMI promuoveva l’Italia e la cura da cavallo prospettata da Tremonti, i conti erano in regola e la disoccupazione era scesa sotto la media Ue. Nello stesso mese, la Commissione Europea dichiarava che il debito pubblico italiano avrebbe iniziato a calare nel 2012 e che l’Italia “ha un’economia forte nonostante l’alto livello di debito”. Il deficit? Era stato contenuto grazie a “una politica fiscale molto prudente”.
Il 9 agosto scorso, il Presidente Van Rompuy pubblicava su Twitter la sua pagella sull’Europa, promuovendo il nostro Paese: “Accolgo con favore le decisioni prese dall’Italia, dalla Spagna e dalla BCE”, che contribuiranno alla stabilità economica dell’eurozona”. Insomma, non è stato solo il Governo italiano a dare l’impressione che stessimo andando nella giusta direzione, ma anche la Ue e altri soggetti internazionali come il Fondo Monetario. Un dettaglio che dev’essere sfuggito alla rassegna stampa vendoliana sul Paese che sprofonda nella povertà per colpa delle promesse non mantenute.
E allora probabilmente conviene inquadrare la questione da un altro punto di vista, e la riunione indetta da Van Rompuy e Barroso, presenti Trichet e Juncker, in tutta fretta alla metà di settembre scorso può aiutarci a capire meglio cosa sta succedendo. L’argomento dell’incontro è come difendere l’eurozona dagli attacchi della speculazione e in quel frangente si scopre che l’Italia è l’anello debole e che le misure messe in campo non bastano più.
L’impressione, a rileggere questa girandola di dichiarazioni, è che il vero problema dell’Italia – ma è un discorso che potrebbe valere anche per la Spagna o per i sussiegosi parigini – è la speculazione. Siamo in un momento di grande volatilità ed emotività dei mercati, in un tunnel speculativo che rischia di rendere impossibile ogni previsione anche a breve termine, e insufficiente qualsiasi manovra correttiva. Imposta dal Governo, oppure chiesta e promossa da Bruxelles.