Sulla legge elettorale il patto scricchiola (e i 5 Stelle “perdono la virtù”)

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Sulla legge elettorale il patto scricchiola (e i 5 Stelle “perdono la virtù”)

07 Giugno 2017

La legge elettorale? Al secondo voto segreto che si è svolto oggi alla Camera sul “fianellum” (già “tedescum” proporzionale, ribattezzato “fianellum” a seguito delle modifiche apportate in Commissione dal relatore, il piddino Emanuele Fiano, a sinistra nella foto), la maggioranza diventa sempre più risicata e, complice il voto segreto, aumentano i voti contrari. Già a inizio di giornata c’erano stati segnali di malessere e fibrillazioni, nell’aula di Montecitorio: sulle pregiudiziali di costituzionalità i sì (cioè chi riteneva la legge incostituzionale) erano stati 182, e 310 i no.

Già troppi per il Pd, che, per bocca del capogruppo Rosato, aveva cominciato a lanciare messaggi allarmati : “O i  partiti che hanno sottoscritto l’intesa votano quello che abbiamo deciso o non c’è più alcuna intesa e quindi si torna alla proposta del Pd, cioè il Rosatellum”. A fine seduta, in serata, il bis: nel secondo voto segreto l’accordo regge ancora, raggiungendo quota 317, ma il numero dei contrari alla legge sale, arrivando a 220. Insomma, chi pensava che il passaggio del testo della legge elettorale fosse rapido e indolore, probabilmente dovrà ricredersi. Il “patto dei 4” inizia a scricchiolare.

I 5stelle in aula, per la prima volta, sono sotto attacco. Imbarazzati e assai meno aggressivi del solito, si astengono sull’emendamento che introdurrebbe voto disgiunto e preferenze, e subiscono qualche presa in giro, come quella di Sannicandro, deputato di Sinistra italiana, che li paragona alla Monaca di Monza: hanno “perso la virtù”, sedotti dal Pd. La base pentastellata è in subbuglio, non si capacita di una giravolta tanto improvvisa. Dopo tanti attacchi contro “il parlamento dei nominati”, e dopo aver rifiutato ogni tipo di alleanza, è difficile accettare l’accordo con il Pd per una legge elettorale che non prevede le preferenze e lascia ampio spazio ai vertici dei partiti.

E Renzi manifesta il suo nervosismo con un post su Facebook: “Se qualcuno si tirerà indietro, gli italiani avranno visto la serietà del Pd che ha risposto all’appello del Capo dello Stato”. Un giro di parole per dire: se salta tutto non è colpa del Pd. Intanto Grillo, con un post sul suo blog annuncia la seconda consultazione on line: “Sulla legge elettorale l’ultima parola sarà degli iscritti”. Tant’è che i deputati pentastellati chiedono e ottengono dal Pd la possibilità di far slittare a lunedì il voto finale sul testo, in modo da permettere la consultazione degli iscritti tra sabato e domenica. Alla faccia del “Parlamento sovrano”.