Sulla Libia l’Italia chiede agli Usa di usare le armi per una soluzione politica
05 Maggio 2011
A margine della riunione del gruppo di contatto sulla Libia, il segretario di stato americano Hillary Clinton parla in conferenza stampa congiunta con il ministro degli esteri Franco Frattini, concentrandosi naturalmente sulla eliminazione di Osama Bin Laden. "Sono stati i 38 minuti più intensi della mia vita", racconta Hillary rompendo per un attimo il cerimoniale, "non ho la più pallida idea di quello che stessi pensando in quel millesimo di secondo", prima di ascoltare il fatidico "Geronimo" delle truppe speciali, che confermava l’eliminazione del grande vecchio del terrorismo islamico.
"L’uccisione di Bin Laden ha mandato un messaggio inequivocabile sulla forza e la determinazione della comunità internazionale di opporsi al terrorismo", dice la Clinton, ma "la battaglia contro Al Qaeda non finisce", non solo in Afghanistan ma ovunque cresca il seme della violenza terrorista. Com’era prevedibile, l’eliminazione di Bin Laden è un atout che l’amministrazione Obama adesso si gioca per accelerare l’uscita dall’Afghanistan, "gli Usa e gli Alleati sono impegnati ad avviare la riduzione delle truppe già da luglio", ma non è chiaro quali saranno i tempi e soprattutto le dimensioni di questo ritiro. L’obiettivo resta quello di "formare" in maniera adeguata le forze di sicurezza afghane entro il 2014, in modo che il Paese non ripiombi nel caos quando la NATO sarà andata via.
Non può mancare un riferimento al Pakistan, considerando che oggi veniamo a sapere che Bin Laden si nascondeva da 5 anni nel compound dov’è stato pescato e ucciso dai Navy Seals. La Clinton spiega che si tratta di un partner importante nel combattere il terrorismo anche se, aggiunge, "il rapporto non è sempre facile". In ogni caso, gli Usa sono pronti a battersi ancora per un Pakistan democratico e alla fine il segretario di stato riconosce che, negli ultimi anni, non sono stati pochi i leader di Al Qaeda ad essere stati "rimossi" grazie al governo di Islamabad.
Tema fondamentale dell’incontro di oggi è però la Libia, con Frattini attento a sollevare la questione di una "soluzione politica" con l’alleato americano. Secondo la Farnesina, "la pressione militare è uno strumento per convincere il regime a cessare le violenze e gli attacchi contro i civili".
L’attenzione della Clinton va anche a quello che accade in Medio Oriente, in Siria, dove "è in atto una brutale repressione" contro la popolazione, per questo gli Usa hanno dato un nuovo giro di vite con il governo di Damasco, un nuovo round di sanzioni destinate a colpire i "falchi" della famiglia Assad e contro alcune società che si muovono all’ombra del potente clan alawita. La richiesta è che anche l’Europa adotti le sanzioni – Parigi sembra d’accordo – per far capire agli Assad che la repressione interna non resterà impunita. C’è spazio anche per la questione palestinese e su questo la Clinton è molto chiara: nessun sostegno al nuovo governo di unità nazionale finché Hamas non adotterà i principi del Quartetto, riconoscendo innanzitutto lo Stato di Israele.
La conferenza stampa è stata anche un momento per rinsaldare l’alleanza con l’Italia e ricordare i nostri 4000 uomini schierati a fianco degli americani in Afghanistan. "Siamo molto grati all’Italia", ha spiegato il segretario di Stato, estendendo il discorso alla partnership fra i due Paesi in altri consessi internazionali, come il G8 o il G20. Infine una promessa, il 2 giugno, in occasione della festa della Repubblica, il vicepresidente Joe Biden sarà in Italia. "Congratulazioni al vostro Paese per la pietra miliare del 150 anniversario dell’Unità".