Sulla miseria della classe studentesca/parte seconda
24 Novembre 2012
“Senza limiti, senza divieti”. Uno dei tanti slogan della manifestazione studentesca di oggi, sabato 24 novembre, di Roma. Gli studenti, in questo modo, hanno deciso di “riprendersi” la città. Da chi e da cosa, tuttavia, non è dato saperlo. Anzi no, un’ipotesi: se la sono riconquistata dalle regole della democrazia e dello stato di diritto.
Già perché ogni corteo che si rispetti, come noto, ha un percorso predefinito. Fine, evidentemente, il contemperamento di due esigenze: il diritto, sacrosanto, a manifestare da un lato; e il diritto degli altri cittadini a conoscere con un certo preavviso il percorso del corteo. Un giusto e necessario contrappeso tra le due esigenze poc’anzi citate, in altre parole.
Sabato 24 novembre, invece, è stata l’anarchia più totale a regnare sovrana e indisturbata. Da Piazzale Ostiense a Piazza Venezia; da Piazza Sant’Andrea della Valle a Corso Vittorio Emanuele. E ancora, dal Lungotevere a Via Arenula ove, davanti al Ministero della Giustizia, sono stati lanciati petardi e bottiglie ‘in onore’ delle "vittime della polizia: Carlo Giuliani e Gabriele Sandri" (un po’ di confusione, peraltro. Casomai al Viminale, no?). Colosseo, infine. In chiave anti-Casapound, in marcia nel pomeriggio di sabato. Peccato il corteo dell’organizzazione neo-fascista fosse già stato dirottato altrove, dal percorso originario, in tutt’altra zona di Roma: da Piazza Mazzini a Ponte Milvio.
Il timore di incidenti, quindi, ha permesso a orde di dimostranti di scorrazzare per la capitale intera, senza uno straccio di autorizzazione. Al di fuori di ogni regola democratica. Anche questa è violenza. Poco importa non vi siano stati scontri. E poco importa, poi, la probabilissima se non certa assenza di polemiche nei prossimi giorni circa – l’esemplare oggi, no? – comportamento tenuto dalle forze dell’ordine. Le regole sono state pesantemente infrante da chi, per non si sa quale obiettivo politico-strategico, ha deciso di tenere in ostaggio una città. Davvero molto male.
Post Scriptum: ‘"Lo stato di Israele va distrutto”. Queste le parole urlate da alcuni manifestanti alla testa del corteo che ora è in piazza Venezia diretto al Colosseo’. Proprio un bel clima, non c’è che dire.