Sulla Palestina all’Onu l’eredità di Monti a Bersani

LOCCIDENTALE_800x1600
LOCCIDENTALE_800x1600
Dona oggi

Fai una donazione!

Gli articoli dell’Occidentale sono liberi perché vogliamo che li leggano tante persone. Ma scriverli, verificarli e pubblicarli ha un costo. Se hai a cuore un’informazione approfondita e accurata puoi darci una mano facendo una libera donazione da sostenitore online. Più saranno le donazioni verso l’Occidentale, più reportage e commenti potremo pubblicare.

Sulla Palestina all’Onu l’eredità di Monti a Bersani

03 Dicembre 2012

E’ stato Mario Monti a decidere di ribaltare la posizione italiana sullo status della Palestina all’ONU e sulla decisione sembra aver molto pesato la netta dichiarazione di Pier Luigi Bersani durante il faccia a faccia con Matteo Renzi su Raiuno mercoledì scorso.

La tessitura diplomatica della Farnesina mirava a giungere a un voto europeo di astensione, spostando la Francia da posizioni favorevoli e la Germania da posizioni contrarie. E nelle settimane passate il ministro Terzi era convinto di esserci quasi riuscito.

La convergenza su un voto neutro sembrava possibile per diverse ragioni. La Francia di François Hollande aveva da farsi perdonare una lunga serie di episodi di antisemitismo culminati con l’attentato di Tolosa. E il presidente voleva anche recuperare un rapporto personale con Netanyahu dopo la gaffe di Sarkozy in un fuori-onda con Obama esattamente un anno fa. A questo era tra l’altro destinato l’incontro tra i due a Parigi della fine di ottobre.

La Germania dal canto suo era pronta a votare contro la richiesta palestinese ma Angela Merkel era anche molto infastidita dalla questione degli insediamenti e sul fronte interno doveva fare i conti le posizioni più filo-palestinesi del SPD, possibile partner di governo dopo le elezioni del 2013.

Anche l’Italia avrebbe avuto ragioni per votare contro, anche sulla scorta di numerosi precedenti parlamentari che avrebbero legittimato una simile decisione. Ma non sarebbe stato difficile far valere il precedente del voto per l’ammissione della Palestina all’Unesco dello scorso ottobre quando l’Italia scelse di astenersi. Per questo la Farnesina pensava possibile una manovra di riallineamento del vecchio continente su una posizione intermedia accettabile per tutti. Poi però, a una settimana dal voto, la Francia ha rotto il fronte ufficializzando il suo voto favorevole e a quel punto il resto dell’Europa ha proceduto in ordine sparso.

Terzi avrebbe voluto mantenere l’Italia sul voto di astensione e probabilmente ci sarebbe riuscito se Monti non avesse ascoltato le drastiche parole di Bersani (le potete sentire qui verso il minuto 19.40) nello scontro televisivo finale con Renzi e se ne fosse sentito direttamente interpellato. "Vedo che il governo italiano ha qualche titubanza: noi dobbiamo votare sì! Non possiamo umilare Abu Mazen sennò avrà sempre ragione Hamas". Ben diverse e più sfumate le parole di Renzi che chiamavano in causa il ruolo dell’Iran.

E’ in quel momento che Monti avrebbe deciso di prendere in mano il dossier sottraendolo di fatto al ministero degli Esteri. La sua valutazione è stata tutta politica: Bersani è colui che ha più probabilità di guidare il prossimo governo e sarebbe stato un errore lasciargli in dote una posizione di politica estera dalle conseguenze durature e in cui non si riconosce.

Il giorno dopo il via libera dell’ONU, sul sito della Farnesina, la notizia sul voto favorevole dell’Italia era un semplice link al sito di Palazzo Chigi e al comunicato del presidente del Consiglio. Come a dire, noi non c’entriamo.

Tratto da Huffington Post