Sulla pelle degli omosessuali
07 Luglio 2021
Diciamoci la verità: se agli autoproclamati paladini del mondo Lgbt importasse davvero di proteggere gli omosessuali e i trans da possibili discriminazioni o violenze, firmerebbero di corsa un accordo sulla mediazione proposta da tutto il resto dell’arco costituzionale, compresi autorevoli esponenti della sinistra.
I fatti parlano chiaro. C’è un’area liberale alla quale non entusiasma l’idea di continuare a procedere per “leggi speciali” che tutelino gli individui non in quanto “persone” ma in quanto appartenenti a questa o quella categoria. Ma di fronte a una norma che si limitasse a contrastare atti violenti o discriminatori non si tirerebbe indietro. Ne è prova il testo presentato dal centrodestra di governo che affronta esattamente queste fattispecie e, rispetto ad altre proposte, ha il pregio ulteriore di non agganciarsi alla legge Mancino e dunque di non scivolare nel campo dei reati di opinione.
Ma non c’è solo il centrodestra. C’è la proposta Scalfarotto, sottoscritta a suo tempo anche dall’onorevole Zan, che si prefigge lo stesso obiettivo. C’è la battaglia delle femministe e anche delle lesbiche, che su questo terreno convergerebbero in un minuto ma che vedono come il fumo agli occhi il tentativo di usare la foglia di fico dell’omofobia e della transfobia per introdurre nel nostro ordinamento il gender cancellando qualsiasi ancoraggio all’identità sessuale biologica e con esso decenni di battaglie per i diritti delle donne. E c’è un dato culturale: la stessa opzione omosessuale – lo dice la parola – si fonda sul fatto che un’identità sessuale vi sia.
Il re è nudo. Se ai sostenitori del ddl Zan, Partito Democratico in testa, stesse davvero prioritariamente a cuore il fatto che un gay o un trans non possa essere oggetto di ingiustizie in virtù delle proprie preferenze sessuali, avrebbero a portata di mano l’approvazione di una legge in tal senso con voto pressoché unanime. Ostinarsi su un testo trasversalmente avversato che accanto all’omofobia parla di tutt’altro, con la concreta possibilità di farlo affossare, significa che a costoro il “tutt’altro” interessa assai più dell’omofobia. E che la vera partita è quella del gender, sulla pelle degli stessi omosessuali. Cari gay, non fatevi fregare.