Sulla Rai la mano del Prof. Prodi

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Sulla Rai la mano del Prof. Prodi

08 Giugno 2007

Tutto fermo alla Rai. Petroni rimane dov’è e per la revoca se ne riparlerà, forse, in autunno. La decisione di ieri del Tar del Lazio ha infatti confermato la sospensiva chiesta dal consigliere del CdA di viale Mazzini bloccando di fatto la procedura per la sua sostituzione. Una decisione che cristallizza la situazione e lascia tutta la vicenda in un’atmosfera di incertezza.

Due le incognite adesso, una politica ed una aziendale. La prima riguarda l’atteggiamento che terrà il Governo. Accetterà la decisione del tribunale amministrativo o farà ricorso? Scelta non facile che presenta tutta una serie di interrogativi e soprattutto di rischiosi risvolti. L’unica via che potrebbe percorrere la maggioranza in questo momento sarebbe quella di un ricorso davanti al Consiglio di Stato per impugnare la decisione favorevole sulla sospensiva data dal Tar. Strada stretta questa perché, come fanno notare alcuni esperti giuristi, è abbastanza difficile che il Consiglio di Stato bocci la decisione del Tar. E infatti in queste ore sono molti quelli che nella maggioranza invitano alla prudenza. Un’ennesima bocciatura sarebbe davvero devastante per un Esecutivo che dopo la vicenda Speciale non può permettersi altri pesanti scivoloni. Ma anche qualora il Consiglio di Stato dovesse bocciare la decisione del Tar ci sarebbe sempre la questione del giudizio di merito che con tutta probabilità dovrebbe arrivare in autunno inoltrato. Giudizio che se positivo ed in presenza di un’eventuale rimozione di Petroni aprirebbe la strada a multe, risarcimenti ed altri veleni che affosserebbero ancora di più il clima intorno a viale Mazzini.

Quindi pochi e pericolosi spiragli per la politica. Ma veniamo alle incognite aziendali. Che qui l’effetto della decisione del Tar sarebbe stato più pesante era prevedibile, ma quello che non ci si aspettava era il crollo interno del centrosinistra. Ringalluzzito dall’intervento del ministro Padoa Schioppa ora si trova a dover fronteggiare una pericolosa spirale distruttiva. Sono lontani i giorni in cui si stappavano bottiglie di champagne al settimo piano alla notizia della revoca. Ora è il tempo delle accuse reciproche. I primi a farlo sono stati i consiglieri Curzi e Rizzo Nervo che senza peli sulla lingua hanno attaccato il ministro dell’Economia per “inerzia” ed “incapacità”.

Come leggere queste critiche se non come un duro giudizio nei confronti di Romano Prodi, vero artefice dell’intera strategia nell’affaire Petroni. Le riunioni a Palazzo Chigi con Giovanni Minoli e con lo stesso direttore generale Claudio Cappon, la lettera di Prodi al presidente della Vigilanza Rai, Mario Landolfi, danno il senso del coinvolgimento prodiano nella corsa di avvicinamento al controllo del CdA. In effetti le critiche dei due consiglieri fotografano quella che è la situazione all’interno dell’Azienda dove diessini, Margherita ma soprattutto Verdi e Rifondazione Comunisti sono ormai sul piede di guerra. Obiettivo dell’attacco, i referenti prodiani che sono stati calati nell’Azienda occupando i posti chiave e lasciando le briciole agli altri. Una pentola a pressione che bolliva da tempo e che dopo la decisione del Tar sembra ormai pronta a scoppiare. Malessere che covava da mesi e che ora dopo lo stop forzato alla rimozione di Petroni sta venendo a galla.

Ed uno dei primi a poterne pagare le conseguenze potrebbe essere proprio il dg Cappon responsabile, secondo buona parte del centrosinistra, di non aver messo un freno a questa strategia prodiana e di non aver tutelato gli interessi generali dell’Unione. Non è un caso che le voci di un possibile sbarco di Maurizio Beretta, ormai a fine mandato in Confindustria, si siano fatte sempre più insistenti e che rileverebbe proprio il dg in uscita. Quindi altro che rafforzamento del centrosinistra con l’uscita di Petroni, adesso il rischio in Rai è la polverizzazione dell’Unione. Con buona pace del professore di Bologna.