Sulla sfiducia a Brancher il Pd va a braccetto con Di Pietro

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Sulla sfiducia a Brancher il Pd va a braccetto con Di Pietro

30 Giugno 2010

Una mediazione faticosa, bizantina, tortuosa per una trattativa impostata sulla falsariga di sempre: l’Italia dei Valori lancia il sasso e il Partito Democratico lo raccoglie facendo finta che sia il proprio.

Dopo alcuni giorni di tira e molla, di incontri, limature e abboccamenti, la mozione di sfiducia individuale contro il ministro Aldo Brancher prende forma. A presentarla alla Camera è stato ieri il capogruppo del Pd Dario Franceschini e questa mattina è arrivato il via libera dalla conferenza dei capigruppo che ha fissato la discussione per giovedì della prossima settimana.

La mozione è stata sottoscritta da 222 deputati: tutti quelli del Pd e dell’Idv. Non è stata firmata dall’Udc. “Vedremo in Aula che atteggiamento tenere” spiega l’esponente centrista, Michele Vietti. La mozione, per la quale è previsto un contingentamento dei tempi di quattro ore, sarà votata con appello individuale, come accade per la questione di fiducia. In ogni caso appare evidente che il fronte unico delle opposizioni, quello a cui si puntava per sottolineare in modo plastico l’eccezionalità e la gravità della situazione, non ci sarà. A proporre una mozione unitaria di sfiducia a Brancher era stato fin dall’inizio il capogruppo dell’Idv, Massimo Donadi. L’Udc, però, aveva subito stoppato l’ipotesi di un affiancamento al partito di Antonio Di Pietro, tanto più alla luce della rinuncia del neo-ministro di avvalersi del legittimo impedimento.

Per questo era partita la mediazione “accorpa-tutto” di Franceschini: una mozione di sfiducia non “targata” con il logo di alcun gruppo, “offerta”  a tutti i parlamentari per la sottoscrizione, con l’Idv convinta a fare un passo indietro e a cedere la primogenitura della proposta. La trovata, però, alla prova dei fatti, non ha conquistato i cuori centristi e ha incassato il no convinto degli uomini di Pier Ferdinando Casini. I parlamentari di Via Due Macelli, comunque, stanno ancora valutando le opzioni possibili, dalle adesioni individuali alla libertà di voto, con Enrico Letta che producendosi in una improvvisa invasione di campo, dichiara che la mozione “sarà votata da tutte le opposizioni. Anche se l’Udc non la firma i parlamentari Udc la voteranno”. Ma tra gli esponenti dell’Udc c’è chi, come Ferdinando Adornato, alza i toni, boccia l’iniziativa definendola controproducente e autolesionista: “E’ la solita dipietrata inutile cui il Pd si è accodato, utile casomai solo a ricompattare una maggioranza divisa”. Un botta e risposta rispetto al quale i dipietristi non si sono certo tirati indietro, con Donadi che ha accusato l’Udc di essere “la stampella” del governo sulle questioni della giustizia.

Franceschini, comunque, è convinto di aver trovato un fronte politico da cavalcare e sta lavorando per cercare consensi sulla mozione. “Speriamo sia la più larga possibile tra tutti i parlamentari dell’opposizione e anche tra gli altri gruppi della Camera. Pensiamo sia un passaggio indispensabile per fare chiarezza anche perché sulla sfiducia individuale si vota per appello nominale, sì o no”. Il tutto mentre anche al Senato il Pd, con Stefano Ceccanti, presenta una analoga mozione.

Nel frattempo, per alimentare la polemica e allungare i tempi del dissidio, il Pd rinuncia al suo question time nell’aula della Camera sulla nomina a ministro di Aldo Brancher. L’interrogazione avrebbe dovuto svolgersi oggi alle 15 con risposta da parte del ministro ai Rapporti con il Parlamento Elio Vito. Ma il presidente dei deputati democratici, Dario Franceschini, l’ha ritirata, pretendendo che sia Berlusconi in persona a motivare il perché della nomina di Brancher. Il motivo?

La risposta su questo argomento “è indelegabile”. Il premier però è in visita ufficiale all’estero. “Aspetteremo fino a quando Berlusconi tornerà – aggiunge Franceschini- per oggi ritiriamo l’interrogazione e la ripresenteremo mercoledì prossimo”. In ogni caso oggi resta in calendario l’audizione del ministro Vito su una analoga richiesta avanzata dall’Italia dei Valori. Quindi, magari passandosi il testimone, si cercherà di tenere alta la pressione su questa vicenda. Ripercorrendo lo spartito consueto: quello di un’opposizione incapace di manovre di ampio respiro ma costretta a giocare sempre e comunque in contropiede.