Sulla Siria l’Onu ‘dichiara’ ma la carneficina di Assad non si ferma

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Sulla Siria l’Onu ‘dichiara’ ma la carneficina di Assad non si ferma

24 Marzo 2012

Mercoledì scorso il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite ha votato una dichiarazione di condanna del deterioramento della crisi siriana e di rammarico per la morte di migliaia di persone dall’inizio del conflitto ad oggi. Il Consiglio ha voluto riaffermare con nettezza i principi secondo cui la sovranità, l’indipendenza, l’unità e l’integrità territoriale della Siria non siano in discussione. Una formula di rito, ma nel caso di specie doverosa, considerati i niet dei mesi scorsi di Russia e Cina.

Il Consiglio ha salutato con calore la nomina di Kofi Annan ad Inviato Speciale di Onu e Lega Araba, manifestando altresì il pieno supporto agli sforzi volti ad assicurare la fine delle violenze e delle violazioni dei diritti umani, a permettere l’apertura di un immediato corridoio umanitario e a facilitare una transizione che possa condurre il paese verso un sistema istituzionale maggiormente democratico e plurale. Annan dovrà farsi carico ed essere promotore di un processo politico che abbia come faro le legittime aspirazioni democratiche del popolo siriano, attraverso il dialogo tra forze governative e opposizioni.

Il Consiglio di Sicurezza ha anche auspicato la fine dell’utilizzo di armi pesanti nei centri urbani. In questo senso, sarà il governo siriano a dover lavorare insieme a Kofi Annan in vista di un’effettiva cessazione di questo tipo di violenze. La dichiarazione – e non si tratta di un particolare di poco conto – si rivolge anche al Free Syrian Army: gli obblighi enunciati nel documento (cessazione dei combattimenti, fine delle violenze e stretta collaborazione con Kofi Annan) dovranno valere anche a chi si oppone, con ogni mezzo ed arma, al regime di Assad.

Senza ombra di dubbio un passo in avanti. Si tratta però di un documento non vincolante, soggetto alla necessaria approvazione di tutti e 15 i membri del Consiglio, ma privo del valore giuridico delle risoluzioni. Dopo i veti di Russia e cinesi, occorreva un approccio diplomatico più soft. La dichiarazione congiunta risponde in toto a tale esigenza. Un altro fallimento della Comunità Internazionale sarebbe inaccettabile ed inconcepibile.

Tuttavia, secondo il ministro degli Esteri russo, Sergey Lavrov, Mosca sarebbe pronta a votare in Consiglio di Sicurezza una risoluzione di appoggio al piano Annan. Sempre che una risoluzione del genere non si trasformi in un ultimatum al governo di Damasco, e sempre che in Consiglio non continui a prevalere una linea troppo sbilanciata a favore delle opposizioni e a danno di Assad.

Sotto l’aspetto politico-diplomatico, nonostante le timide aperture russe, proseguono ad essere numerose le differenze tra i vari attori internazionali. Da un lato la Russia: bilanciamento di interessi tra forze contrapposte in teatro e stop dei combattimenti tra forze lealiste e Free Syrian Army. Dall’altro il blocco dei paesi occidentali: ferma condanna del regime di Damasco e assoluta convinzione secondo cui, per fermare il bagno di sangue in corso, a compiere il primo passo dovrà per forza di cose essere Bashar al Assad. Ed infine il governo siriano: per Damasco – neanche a dirlo – i primi destinatari di un ordine di cessate il fuoco dovranno essere i ribelli. Un equilibrio molto labile, quindi, stante le differenti posizioni in campo.

Almeno nei giorni immediatamente successivi alla stesura e all’approvazione del documento in Consiglio, la dichiarazione sembra non aver sortito gli effetti desiderati. La repressione e i combattimenti sono proseguiti come se nulla fosse. Secondo quanto riferito da al-Jazeera, sarebbe di 70 morti il bilancio delle azioni repressive messe in atto in tutta la Siria dalle forze fedeli al regime di Bashar al-Assad. Nessun miglioramento anche sotto l’aspetto umanitario, con centinaia di famiglie siriane bloccate senza riparo in un’area a ridosso della frontiera con la Giordania.

La Comunità Internazionale non può continuare ad assistere inerme a quanto sta accadendo in Siria. Al riguardo, ecco le parole del segretario di Stato americano Hillary Clinton: “Il presidente siriano Assad deve applicare il piano proposto dall’inviato dell’Onu, Kofi Annan, altrimenti la pressione sul regime aumenterà”. Veti in Consiglio di Sicurezza permettendo, ça va sans dire.