Sulla sorte di Eluana infuria una battaglia tra giudici

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Sulla sorte di Eluana infuria una battaglia tra giudici

08 Ottobre 2008

“Tutto sta andando come doveva andare, cioè nella direzione giusta”. Si è sentito così stamattina Beppino Englaro, il papà di Eluana, dopo esser venuto a conoscenza del pronunciamento della Corte d’appello civile di Milano che non ha ravvisato il carattere di urgenza necessario per sospendere l’esecutività del decreto che lo autorizza ad interrompere alimentazione e idratazione alla figlia. Lo legge come un passo in più verso la liberazione da quell’inferno in cui è stato catapultato 16 anni fa, quando la giovanissima Eluana, uscita di casa come in un giorno normale, rimase vittima di un incidente che ancora oggi la costringe su un letto d’ospedale, attaccata ad un sondino che la alimenta e la tiene in vita. Chi conosce tutta la storia ormai sa che quella di Eluana per la società civile è una battaglia simbolica ma per un padre disperato e senza sorriso è una battaglia per la vita, che senza alcuna retorica è la sua vita.

Rimasto impotente di fronte allo stato vegetativo della figlia e ad una malattia incurabile che gli sta progressivamente portando via anche la moglie Englaro non vede alternative se non continuare la sua estenuante battaglia per “tornare ad essere uno qualunque”e sente davvero quella di oggi come una giornata campale, in cui tutto deve muoversi nella sua direzione giusta. Per questo legge la decisione dei giudici di Milano come l’applicazione di “princìpi di diritto molto chiari al fine di rispettare le persone". E da parte sua si è impegnato a non dare esecuzione al provvedimento che lo autorizza a interrompere il trattamento vitale alla figlia, fino a quando non ci sarà una pronuncia definitiva sulla vicenda.

La Corte d’Appello in realtà ha deciso di non dare seguito alla richiesta della Procura generale di Milano, perché per il prossimo 11 novembre è stata fissata l’udienza in Cassazione. In quella data la Corte dovrà decidere sul ricorso presentato dalla Procura generale di Milano contro la sentenza del luglio scorso. Quindi da una parte l’impegno di Englaro di non procedere finché tutto non è dalla sua parte e dall’altra una corte d’appello che rimette nelle mani della Cassazione la decisione finale sul caso di Eluana.

E in questo incessante rimpallarsi di responsabilità da parte della giustizia la macchina politica si muove il più rapidamente possibile: archiviato con un giudizio di inammissibilità il ricorso alla Corte Costituzionale con cui il Parlamento ha sollevato un conflitto di attribuzione nei confronti della magistratura, a proseguire è l’iter parlamentare che sta seguendo la legge sul fine vita, che attualmente vede al vaglio della Commissione Igiene e sanità del Senato almeno otto disegni di legge sul testamento biologico.

Dalla politica del Parlamento e del governo la risposta è stata sostanzialmente unanime, dunque: l’attività di “sostituzione” della magistratura al Parlamento sulla questione del fine vita è impropria. Servono tempi brevi per dare al più presto una soluzione a questa anomala appropriazione di potere da parte dei magistrati. E già giungono da parte del governo le prime indicazioni di come dovrebbe essere la legge sul fine vita. Sarà una legge “leggera”, alla maniera britannica, ha dichiarato il ministro del Welfare Sacconi uscendo dall’audizione di ieri pomeriggio nella Commissione di Palazzo Madama «Il Governo segue con attenzione i lavori del Parlamento. Pensiamo – aggiunge – che debba essere una soft law, una disciplina leggera che contenga soprattutto principi. E individui i soggetti chiamati alle responsabilità». Quanto al nodo centrale che riguarda  l’idratazione e l’alimentazione artificiale come terapie – tema su cui non solo la Chiesa ha espresso i suoi divieti e su cui si gioca tutto l’impianto giudiziario del caso di Eluana – il ministro ha glissato: «La legge deve riferirsi al ciclo completo di vita. Mi auguro sia declinato con un provvedimento leggero, alla maniera inglese».

Quella di Eluana è dunque una battaglia personale ma è soprattutto una battaglia simbolica. «Il senso della mia vita oggi è il regalo che mia figlia farà alla società: la conoscenza dei limiti fino a cui può spingersi quella parte di medicina che si affida a un’illusione di immortalità», ha detto Beppino Englaro. E in fondo è proprio così. Eluana farà davvero un regalo a tutta la società se la sua battaglia sarà una battaglia alta, combattuta per tutti, che si codifica nel rispetto di una legge, di un diritto positivo che tutela nello stesso momento la libertà dell’individuo, la capacità del giudizio dei medici, la sacralità della vita e l’inviolabilità della morte. Solo così si potrà porre un limite a quella parte medica (e politica) che si affida e agisce nell’illusione dell’immortalità.