Sull’aborto la Turco fa una politica di due pesi e due misure

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Sull’aborto la Turco fa una politica di due pesi e due misure

08 Gennaio 2008

 

“La 194 è completa e lungimirante. Non va cambiata perché già dice tutto. Né linee regionali né mozioni parlamentari possono dare risposta al dibattito attuale”. Ce l’ha col presidente della Regione Formigoni il ministro della Salute, Livia Turco, quando, dalle colonne del Corriere dichiara il giù le mani dalla 194.

Le ormai note linee guida, o decreti attuativi che dir si voglia, della legge sull’aborto, a detta del ministro, devono promanare solo dal ministero e non dalle singole realtà regionali. Ma non è già troppo tardi?
“Il Ministro Livia Turco tocca un tasto sensibile, è vero che ormai sull’aborto c’è incertezza e disomogeneità nell’applicazione della legge, però non può usare due pesi e due misure”, afferma Eugenia Roccella, editorialista di Avvenire e leader storica del Movimento di liberazione della donna negli anni Settanta. “Il Ministro ha ribadito che la legge 194 è, e deve rimanere, nazionale. Più volte, però, abbiamo inutilmente lanciato l’allarme, dalle colonne del quotidiano “Avvenire”, sulla tendenza ormai affermata da parte dei singoli ospedali e degli assessorati alla Sanità regionali al “fai-da te” sulla 194”.

Per esempio?
“L’esempio più clamoroso, che il Ministro certamente conosce, è quello di alcune regioni (almeno 7) che da tempo utilizzano arbitrariamente la pillola abortiva Ru486, farmaco non ancora autorizzato dall’ente italiano di farmacovigilanza; le donne che l’hanno usata hanno abortito in gran parte fuori dall’ospedale, in evidente violazione della legge 194 (tanto che esiste un’indagine tuttora aperta sulla sperimentazione all’ospedale Sant’Anna di Torino, proprio per questo motivo)”.

Lei dice che nel bersaglio del ministro dovrebbero esserci ben altre realtà regionali?
“Se il Ministro volesse arginare la tendenza al fai-da-te, dovrebbe prima di tutto fermare l’assessore alla Sanità della Toscana, regione leader nell’uso fuorilegge della pillola abortiva. E’ da oltre un anno che questa pratica va avanti, con protocolli medici autorizzati dagli amministratori locali, che in pratica si sono sostituiti al Ministro e alla Farmacovigilanza. Restano aperte ancora molte questioni, tra cui l’applicazione dell’articolo 7 (che vieta l’aborto quando ci sia possibilità di vita autonoma del feto), e la collaborazione con i Centri di aiuto alla vita già operanti. In questo quadro di incertezza, il governatore Formigoni si è assunto semplicemente la responsabilità di coprire un vuoto di regole applicative, ormai davvero necessarie e urgenti per adeguare la legge 194 agli aggiornamenti della medicina e alle nuove tecniche mediche.

Ma c’è anche chi dice che il ministro abbia fatto ben poco per rendere omogenea su scala nazionale l’applicazione della legge.
Il ministro si sta muovendo. Servono molti adeguamenti tecnici ma una cosa è certa: ciò che è valido per la legge 40 (per cui esistono linee guida) non può non esserlo per la 194. Da qui occorre partire.