Sull’Antitrust il fustigatore della casta sembra Fantozzi

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Sull’Antitrust il fustigatore della casta sembra Fantozzi

23 Dicembre 2011

Non per dissacrare l’inflessibile Censore della Casta, ma per una volta la furia inquisitoria di Sergio Rizzo sul Corriere della Sera rievoca, più che le storiche reprimende di Marco Porcio Catone, il celebre adagio fantozziano: "se sei brutto ti tirano le pietre, se sei bello ti tirano le pietre…". Già, perché fra uno scontrino del ristorante di Palazzo Madama e una nota spese del barbiere di Montecitorio, ultimamente il nostro eroe sembra essersi appassionato alle sorti dell’Autorità garante della concorrenza e del mercato, al secolo Antitrust. E, come talvolta capita a chi tende a prendersi particolarmente sul serio, dev’essersi a tal punto immedesimato nei suoi sermoni dal pulpito da aver preso troppo alla lettera il precetto evangelico "non sappia la tua destra ciò che fa la tua sinistra". Sicché mentre fustigava con la sinistra, non si accorgeva che la sua destra scriveva l’esatto opposto.

Qualche giorno fa, infatti, il commilitone di Gian Antonio Stella nel glorioso esercito di liberazione dalla Casta univa la sua voce indignata al coro (stonato) di quanti criticavano la nomina di Giovanni Pitruzzella alla presidenza dell’Antitrust per un presunto "difetto di competenza" del costituzionalista palermitano. "L’avvocato Pitruzzella – scriveva Rizzo sul Corriere Economia del 5 dicembre – non risulta essere particolarmente esperto di concorrenza". Nel frattempo il neo-presidente si è insediato, ha chiesto di essere giudicato alla prova dei fatti, e in poche settimane ha già fornito materiale in abbondanza a chi volesse esercitarsi nella disamina del suo operato. Ma il co-autore de "La Casta" ha preferito badare al sodo: non importa quali atti Pitruzzella abbia firmato, ciò che conta e fa notizia è l’emolumento che dalle casse pubbliche annualmente transita sul suo conto corrente. Che l’avvocato Pitruzzella abbia rinunciato a un incasso più che doppio come libero professionista, al Catone redivivo non sembra interessare.

Ma veniamo al dunque. In queste ore, come da normativa vigente, il ministro dello Sviluppo economico ha nominato su indicazione del presidente il nuovo segretario generale dell’Antitrust, il consigliere di Stato Roberto Chieppa. Neanche avesse ascoltato i desiderata di Sergio Rizzo, Corrado Passera ha incoronato un super-esperto di concorrenza: come ci fa sapere il nostro Censore da via Solferino, infatti, Chieppa "da relatore (del Consiglio di Stato, ndr) ha contribuito a decine di sentenze per ricorsi su decisioni dell’Antitrust. Casi scottanti, che hanno coinvolto compagnie di assicurazioni, lobby farmaceutiche, compagnie aeree, petrolieri". Insomma: finalmente l’uomo giusto al posto giusto, un esperto di antitrust all’authority per la concorrenza! Già attendevamo trepidanti il panegirico del Corriere… E invece no. Perché il buon Chieppa sarà pure competente, ma per Sergio Rizzo – lui medesimo, non un omonimo né una controfigura – lo è talmente tanto da incarnare uno scandaloso conflitto di interessi. Proprio così, leggere per credere. "Altrove – scrive il Nostro – qualcuno avrebbe alzato un dito, eccependo non sulla competenza quanto sul conflitto lampante fra il ruolo precedente (di giudice) e l’attuale (di giudicato)".

Insomma: Pitruzzella presidente non andava bene perché nella sua vita si è occupato troppo poco di antitrust, Chieppa segretario generale non va bene perché se n’è occupato troppo. Resta da capire cosa aspettino i nostri governanti e legislatori ad affidare direttamente a Sergio Rizzo e Gian Antonio Stella il potere di nomina dei vertici delle autorità indipendenti, dopo aver di fatto appaltato loro la revisione delle indennità parlamentari e quella degli stipendi dei funzionari di Stato. Sarebbe un modo più diretto per finire senza troppe cerimonie nell’unico luogo al quale l’Italia sembra destinata: il precipizio. Di questo passo, infatti, a furia di inseguire questa qualunquistica furia iconoclasta nei confronti delle istituzioni e di chiunque accetti di mettersi al loro servizio, del nostro Paese resteranno solo Rizzo e Stella a cantarne le macerie. Ovviamente, con lauti diritti d’autore.