Sull’Argentina della Kirchner, Paul Krugman prende la solita cantonata
17 Maggio 2012
Questo articolo è parte di una campagna condotta dalla redazione del blog britannico The Commentator affinché la comunità internazionale solleciti il governo argentino al pagamento del proprio debito pubblico e perché l’Argentina sia esclusa dal G20 a favore di uno Stato più affidabile sul piano fiscale.
I lettori de ‘L’Occidentale’ probabilmente non hanno bisogno di essere ulteriomente illuminati sulla follia di Paul ‘The Conscience of a Liberal’ Krugman. Nonostante ciò, per un uomo che è oggi il diciassettesimo economista più citato al mondo e lo stesso che una volta sosteneva l’ “onni-impotente tassatore” che è l’ex-premiere inglese Gordon Brown, gongoli ora per Cristina Kirchner e il suo gruppo di clown argentini.
Come annotato da Juan Carlos Hidalgo del CATO Institute, Krugman ha insistito a diverse riprese sul suo New York Times blog sul fatto che l’Argentina dovrebbe essere presa più seriamente, né più né meno come il Brasile, per la sua forza emergente e per la propria crescita economica . Quello che Krugman sta facendo – l’economista è lo stesso che una volta definì i quasi mille miliardi di dollari di pacchetto di stimolo di Obama ‘inadeguati’ -, è legittimare un’amministrazione argentina che regolarmente falsifica i libri contabili quando si tratta di economia.
Di fatto, nel Febbraio di quest’anno, la rivista The Economist ha rimosso le cifre ufficiali dell’Argentina dalle sue ultime pagine di indicatori, dopo la pubblicazione da parte del governo argentino di cifre sull’inflazione a cui ‘quasi nessuno crede’.
A seguito della recente nazionalizzazione, delle fughe di capitali, delle anomalie statistiche, delle misure protezioniste e degli attacchi nei giornali gratuiti, si sarebbe portati a pensare che una ‘fucina d’idee’ economica come Krugman possa riconciliare queste misure con la più profonda situazione economica in Argentina. Ha addirittura omesso di citare il catastrofico default del debito sovrano, che è costato ai creditori internazionali [dell’Argentina] e ai contribuenti un ulteriore 157 milardi di dollari, secondo gli ultimi dati di fine 2008.
Ciònonostante, l’Argentina rimane parte del gruppo di nazioni del G20 – un club presumibilmente riservata a giganti globali ed economie influenti o di grado elevato. Un gruppo a cui non appartengono neanche potenze come Spagna, Olanda, Polonia, Svezia, Israele e Svizzera. Il fatto che un Paese economicamente bellicoso e fondamentalmente inaffidabile come l’Argentina possa occupare un posto a questo tavolo, manda un messaggio sbagliato a tutta quella parte del mondo che gioca stando alle regole.
L’utilizzo farsesco di Krugman delle statistiche dell’Argentina per sostenere le sue teorie sulla bontà di politiche espansioniste fiscali (per esempio l’alleggerimento quantitativo) e la sua posizione solitaria nel sostenere che l’Argentina stia andando meglio del Brasile, ci porta a credere che la politicizzazione dell’ufficio delle statistiche dell’Argentina non si sia limitata alla sola Buenos Aires, ma si sia spinta almeno fino al tavolo di Krugman alla Princeton University.
Il fatto che abbia anche opposto una delle meno impressionanti economie del mondo come il Brasile da comparare all’Argentina, come ha ricordato Hidalgo sul suo CATO blog, la dice lunga su quanta serietà v’è nelle asserzioni del “più importante opinionista politico d’America”. Un titolo questo che non gli è stato assegnato da Cristina Kirchner, ma non v’è da dubitare sulla condivisione di questo fregio da parte della presidente argentina.
Raheem Kassam è l’Executive Editor The Commentator. Il suo account twitter è @RaheemJKassam.
Tratto da The Commentator
Traduzione di Matteo Lapenna