Sull’aumento delle rette universitarie Clegg “tradisce” Cameron
11 Novembre 2010
A sei mesi da quello che i media inglesi avevano ribattezzato “The Dave and Nick Show” – titolo con cui la Bbc ha definito la prima conferenza stampa tenuta da Cameron e Clegg –, è bastata un’accesa manifestazione studentesca a far barcollare il tandem Lib-Con.
A provocarne l’oscillazione sono state proprio le parole delvice-premier, Nick Clegg, che qualche ora fa si è rimangiato senza remore l’impegno preelettorale firmato con i Tories riguardo l’aumento delle rette universitarie; questione che ieri ha fatto scatenare la rabbia di 50 mila studenti inglesi che, coperti in volto da passamontagna e fazzoletti, hanno cominciato a rompere vetrine e a danneggiare veicoli, e che hanno successivamente occupato l’ingresso e il tetto di Millbank Tower (quartier generale dei Conservatori durante la campagna elettorale).
“Avrei dovuto essere più attento nel firmare l’accordo”, questo il mea culpa che l’opinione pubblica inglese ha definito nell’arco di questo mezzo anno “l’astro nascente della politica” made in Uk. Una riflessione a voce alta a dir poco imbarazzante se la si confronta alla dichiarazione d’intenti dello scorso mese di maggio, quando nel suo discorso d’insediamento, il premier Cameron – alla luce delle forti perplessità che animavano l’opinione pubblica sulla “strana coppia” – aveva assicurato: “Questa sarà un’amministrazione unita dietro un obiettivo chiave: dare al nostro paese il governo forte, stabile e decisivo di cui abbiamo bisogno”.
La questione delle rette, il cui costo è destinato a triplicare nei prossimi tre anni (passando da 3 mila a 9 mila sterline) e che rientra nel piano di austerity che il governo inglese sta approntando per alleggerire la zavorra di un deficit di bilancio pari a 163 miliardi di sterline, è stata oggetto del dibattito di due giorni fa in Parlamento. In quell’occasione, all’accusa di avere portato le rette universitarie al livello più alto di ogni paese industrializzato mossa dall’opposizione, Clegg ha giocato dapprima a scaricabarile, addossando ai laburisti di Blair la colpa di aver aumentato per primi le “tuition fees” e di aver accresciuto il deficit dello stato fino al punto da rendere necessarie misure draconiane per ridurlo.
Ma, successivamente, si è mostrato fortemente imbarazzato dall’affondo fatto dalla vice-leader laburista Harriet Harman, che, dandogli senza troppi giri di parole del voltagabbana, gli ha ricordato che fino a pochi mesi fa, in campagna elettorale, anche lui, come leader dei LibDem, criticava aspramente ogni ipotesi di aumentare le rette universitarie.
Quello che emerge da questo episodio, infatti, è uno scarto notevole tra le posizioni del premier Cameron, che proprio ieri, invece, ha ribadito coerentemente ai suoi propositi, la volontà di rimane fermo sull’agenda di riforme approntata dal governo, e quella di un Clegg tentennante, che torna sui suoi passi come un gambero, andando ad alimentare chi, in questi mesi, ha sempre storto il naso di fronte a questa “honeymoon”. Questa mancanza di unità d’intenti non fa altro che danneggiare l’immagine di un’Inghilterra che cerca di rimettere in pari i suoi conti e riacquisire smalto.