Sulle compensazioni il Pdl ha vinto. Bisogna incidere sulle scelte del governo

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Sulle compensazioni il Pdl ha vinto. Bisogna incidere sulle scelte del governo

13 Maggio 2012

«Basta», sbuffa al telefono il presidente vicario dei senatori del Pdl Gaetano Quagliariello, «con la storia della spina, staccarla o no. E’ una discussione oziosa».
Oziosa.
«Se facessimo cadere il governo, nell’immediato avremmo un vantaggio, ma il Paese tornerebbe sull’orlo del baratro. Verremmo additati come gli unici responsabili».
Notizia: il governo Monti va avanti fino al 2013.
«Il tema è come usare questi mesi».
Come?
«Anzitutto dando un segnale di cambiamento della politica».
Le riforme.
«Al Senato stiamo cambiando il regolamento, la riforma della Costituzione è in Commissione. Un ammodernamento dello Stato è indispensabile per riguadagnare sovranità. Altrimenti la prossima campagna elettorale è regalata a Grillo».
Un altro anno di sostegno a questo governo e sarete spacciati comunque.
«No. Non se imponiamo ai professori le nostre richieste, la nostra idea di Europa e di Italia. Prenda ad esempio la vicenda delle compensazioni».
Le compensazioni tra i crediti che gli imprenditori vantano dallo Stato e le tasse.
«Oggi (ieri, ndr) il governo ha annunciato un decreto in materia. E’ eticamente ed economicamente intollerabile che un’impresa fallisca a causa di uno Stato insolvente. Alfano ha tenuto il punto e hanno vinto le nostre ragioni».
Contenuti a parte, il problema del Pdl è la leadership.
«Il chiacchiericcio sulla leadership deve finire. E l’ultimo dei problemi».
Qual è il primo?
«La disarticolazione del centrodestra. La crisi economica ha portato al collasso delle coalizioni. Da noi il danno è più grave perché si è riflesso anche a livello amministrativo».
Le urne sono state un pianto.
«Hanno dimostrato che qualcuno ha sbagliato i conti, avendo poi l’onesta’ di riconoscerlo». Pier Ferdinando Casini. «Quando Berlusconi si è dimesso, invece di cogliere l’occasione per costruire qualcosa insieme, Casini ha chiesto un ulteriore passo indietro. E stato un errore e lo abbiamo pagato tutti».
Adesso?
«Dobbiamo costruire una confederazione sul modello dell’Udf francese. Pensare a un soggetto in cui singoli partiti condividano gruppi parlamentari, vertici e liste elettorali mantenendo la propria autonomia».
Cìo permetterebbe una scissione non cruenta nel Pdl tra ex An ed ex Forza Italia.
«Qualunque sia la soluzione, è necessario intercettare tutto l’elettorato che va dalla destra al centro».
La confederazione. Ma chi la guida?
«Le leadership non si programmano a tavolino, rispondono a un meccanismo di corrispondenza tra elettorato e leader. Weber usava la figura di Mosè per dare l’immagine del leader carismatico».
Angelino Alfano non è Mosè.
«Il Pdl ha un ottimo segretario che ha cominciato un percorso di effettivo rinnovamento».
Sarà lui allora. O Montezemolo. O Casini?
«Se Berlusconi non scenderà in campo, decideremo con le primarie. Ma, ripeto, è prematuro discuterne. Se non ci sono coalizioni, non c’è scontro bipolare. E non c’è il tema della leadership».
Quello della selezione del personale politico, si’.
«E’ vero: il Pdl ha fatto errori nella selezione di alcuni candidati sindaci, ma è la politica in generale che ha un deficit di personale. Non che i grillini debbano considerarsi gli unti del Signore…».
Ci vuole ricambio generazionale.
«Non è un problema di anagrafe. Le ultime elezioni hanno smentito il "nuovismo" a tutti i costi. E anche il mito della società civile è uscito ridimensionato. Gli elettori capiscono quando c’è vera sostanza. E la premiano». (tratto da Libero)