Sulle intercettazioni del caso Ruby anche la sinistra dà ragione al Cav.
20 Aprile 2011
Le intercettazioni del premier nel caso Ruby? "Sono illegittime, sia il fatto che sono state fatte, sia il fatto che sono finite sui giornali. Quando ci sono delle regole, tutti le devono rispettare". L’indagine dei pm di Milano? "E’ un’inchiesta oggettivamente aggressiva nei confronti di Berlusconi. Sulle intercettazioni c’è stato sicuramente un eccesso". Il calcolo "elastico" della prescrizione nel caso Mills? "E’ un meccanismo oggettivamente assurdo".
Dopo tutto questo, vi aspettavate comunicati dell’Anm, pratiche a tutela del Csm a difesa dell’onorabilità dei bistrattati pm di Milano, l’immancabile battutina di Michele Vietti, un altisonante monito dal Colle o quantomeno un appello di Zagrebelsky e Rodotà? Nulla di tutto ciò, per il semplice fatto che la lucida analisi sulle malefatte delle toghe meneghine non è parto dei trinariciuti dichiaratori del Popolo della Libertà, ma esce dritta dritta dalle boccucce di rosa dell’opposizione. Il che, se permettete, è decisamente una notizia e merita di essere rilevata con la dovuta attenzione.
Scenografia dell’evento è il rassicurante salotto televisivo di Bruno Vespa. A fronteggiarsi Maurizio Gasparri e Saverio Romano sul lato destro, e sul versante opposto l’ad di Futuro e Libertà Italo Bocchino e la senatrice del Pd Roberta Pinotti. L’outing che non ti aspetti arriva verso metà trasmissione, quando un servizio dà conto della recentissima interrogazione parlamentare presentata in Senato dai capigruppo PdL Gasparri e Gaetano Quagliariello, per documentare – sentenze della Corte Costituzionale alla mano – l’attività illegittima di intercettazione indiretta e monitoraggio compiuta ai danni del premier dalla Procura di Milano in barba alla legge Boato, alla stessa Carta e alla consolidata giurisprudenza della Consulta.
E’ tale l’evidenza dei fatti che quando Vespa si rivolge alla Pinotti (“posso chiederle se lei giudica legittime quelle intercettazioni che sono state pubblicate dal Corriere della Sera?”), la senatrice del Pd non batte ciglio: "No, non sono legittime quelle intercettazioni perché esiste una norma che dice che non si possono intercettare i parlamentari, quindi credo che il fatto che siano finite sui giornali sia una cosa che non doveva succedere”.
A quel punto si inserisce abilissimo Saverio Romano, perché un conto è condannare la pubblicazione di intercettazioni, fatto abbastanza scontato per di più se di parlamentari e non autorizzate, ben altro è dire che quelle intercettazioni indirette non andavano proprio fatte perché sono contro legge: cosa che, svolgendo il ragionamento, conduce alla messa in discussione dell’intera e mastodontica attività di captazione e acquisizione di tabulati compiuta nell’inchiesta sul caso Ruby. Il neo ministro dell’Agricoltura sollecita la Pinotti a chiarire il suo pensiero in proposito, e con grande onestà intellettuale la senatrice del Pd non si sottrae: è illegittimo, dice con chiarezza, “sia il fatto che sono state fatte, sia il fatto che sono finite sui giornali, perché quando ci sono delle regole io penso che tutti le debbano rispettare". Compresi i magistrati della Procura di Milano.
Sull’argomento anche Italo Bocchino non si poteva sottrarre, se non altro perché una delle sentenze della Corte menzionate nell’interrogazione di Gasparri e Quagliariello riguarda proprio lui e le sue intercettazioni nel caso Romeo. E così, meno diretto della Pinotti ma sufficientemente esplicito, il generale in seconda di Futuro e Libertà afferma: “Cominciamo col dire che sicuramente l’inchiesta sul caso Ruby è un’inchiesta oggettivamente aggressiva nei confronti di Berlusconi”. E “sulle intercettazioni c’è stato sicuramente un eccesso”.
Sul monitoraggio delle celle telefoniche Bocchino commette uno svarione perché parla di una indagine “aggressiva però legittima”, dimenticando che la legge Boato e la Corte Costituzionale equiparano intercettazioni e tabulati e che nel caso dei tabulati gli accertamenti (non autorizzati) della Procura di Milano sul Cav. sono stati ancora più diretti. Ma in fondo a Bocchino questa svista si può perdonare. Non fosse altro per ciò che ha affermato subito dopo nella medesima e galeotta puntata di “Porta a porta”: che "l’utilizzo del meccanismo della prescrizione sul caso Mills è oggettivamente assurdo". E che – a proposito di prescrizione breve – “chi commette il reato di concussione è per forza incensurato altrimenti non può essere colui che lo commette, perché il reato di concussione lo commette solo il pubblico ufficiale e il pubblico ufficiale dev’essere per forza incensurato". Forse Italo non se n’è accorto, ma nella foga di contestare le norme sulla prescrizione in discussione in Parlamento ha certificato che la concussione è un’ipotesi di reato di natura intrinsecamente funzionale. Resta da capire allora perché il processo al Cav. non dovrebbe andare al Tribunale dei ministri…