Sulle intercettazioni il Pd fa guerra a se stesso

LOCCIDENTALE_800x1600
LOCCIDENTALE_800x1600
Dona oggi

Fai una donazione!

Gli articoli dell’Occidentale sono liberi perché vogliamo che li leggano tante persone. Ma scriverli, verificarli e pubblicarli ha un costo. Se hai a cuore un’informazione approfondita e accurata puoi darci una mano facendo una libera donazione da sostenitore online. Più saranno le donazioni verso l’Occidentale, più reportage e commenti potremo pubblicare.

Sulle intercettazioni il Pd fa guerra a se stesso

17 Giugno 2010

L’Unità che sanguina contro la “legge-bavaglio”, il sito del Pd listato a nero con le parole del capogruppo al senato Anna Finocchiaro (“il massacro della libertà”),  il segretario Bersani che annuncia battaglia in Parlamento e il suo vice Enrico Letta che minaccia “sarà un Vietnam”. Il capogruppo in commissione giustizia, Donatella Ferranti, che parla di una legge destinata a “mettere a repentaglio la sicurezza nazionale e internazionale” dell’Italia, e chiede ai ministri Alfano e Maroni di fare ammenda di fronte alle Nazioni Unite; mentre il vicepresidente dei deputati del Pd, Rosa Villecco Calipari, che definisce “vergognoso” il ddl intercettazioni. Da ultima, la gilda degli attori e degli intellos de’ sinistra, i Claudio Amendola e i Dario Fo, Ilaria D’Amico piuttosto che Ascanio Celestini, Margherita Hack e Carla Fracci, tutti riuniti in un solo video apparso sul sito di Rep. che chiedono ai lettori: “Lo sapevate che con la legge bavaglio sarà il governo a decidere quali notizie pubblicare e quali no? Non lo sapevate? Adesso che lo sapete pensateci”.

Be’, noi ci abbiamo pensato su. Soprattutto dopo aver letto alcuni estratti del programma elettorale presentato dal Pd nel 2008 e che con preziosa tempestività è stato ripubblicato dal quotidiano Italia Oggi nei suoi stralci legati alle intercettazioni: “Il divieto assoluto di pubblicazione di tutta la documentazione relativa alle intercettazioni e delle richieste e delle ordinanze emesse in materia di misura cautelare fino al termine dell’udienza preliminare, e delle indagini,” scrivevano all’epoca le teste pensanti del partito, “serve a tutelare i diritti fondamentali del cittadino e le stesse indagini, che risultano spesso compromesse dalla divulgazione indebita di atti processuali”. “È necessario individuare nel Pubblico Ministero il responsabile della custodia degli atti”, “ridurre drasticamente il numero dei centri di ascolto e determinare sanzioni penali e amministrative molto più severe delle attuali, per renderle tali da essere un’efficace deterrenza alla violazione di diritti costituzionalmente tutelati”.

Come dire, qualcosa di molto simile al programma del Pdl… Tanto da spingere i lothar dalemiani, Fabrizio Rondolino e Claudio Velardi, a chiedersi: “Perché il Pd non rispetta il proprio programma? Perché tradisce il proprio patto con gli elettori? Se fra gli obiettivi del Pd in materia di riforma della giustizia c’è anche il divieto assoluto di pubblicazione di tutte le intercettazioni fino al termine delle indagini, perché non vota a favore della legge? O se la ritiene migliorabile, come evidentemente è, perché non si impegna alla camera per migliorare il testo del senato”? Ci abbiamo ripensato su e una risposta crediamo di averla trovata. La battaglia del Pd contro la “legge-bavaglio” altro non è che tattica politica, polemica strumentale, un modo con cui i democratici sperano di alimentare i dissensi nella maggioranza, coltivarsi Gianfranco Fini e mettere in difficoltà Silvio Berlusconi.