Sulle liberalizzazioni Monti si gioca la crescita, i partiti l’elettorato

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Sulle liberalizzazioni Monti si gioca la crescita, i partiti l’elettorato

10 Gennaio 2012

Decreto liberalizzazioni tra dieci giorni. Catricalà segue le orme (mediatiche) del premier da Fazio e a Porta a Porta detta modi e tempi del “disarmo multilaterale di tutte le corporazioni”, copyright Monti. Toccherà infatti tutti i settori, stando all’annuncio del sottosegretario alla presidenza del Consiglio, compresa l’acqua e nonostante il referendum contro la privatizzazione (ad eccezione della separazione di Snam da Eni), e sarà la prima sferzata governativa sulla crescita dopo la manovra lacrime e sangue, copyright Passera (Corsera). Ma il decreto va convertito in legge e ha bisogno del sì del Parlamento, dove le posizioni in campo tra le forze della maggioranza e all’interno di esse non sono così compatte.

Oggi il Pdl farà il punto su liberalizzazioni cercando la sintesi tra le diverse sensibilità e superando le perplessità legate al fatto che alla fine se di liberalizzazioni si deve trattare, la priorità è determinare effettivi vantaggi per il consumatore, non certo battere piste fortemente ideologizzate. Gaetano Quagliariello fa capire che aria tira dalle parti di via dell’Umiltà quando osserva che sul tema specifico e su quello del mercato del lavoro “vedremo le proposte del governo, lo incalzeremo. In entrambi i casi le proposte dovranno portare crescita, maggiore elasticità e convenienza per il contribuente. Non sono temi che possono essere affrontati in maniera ideologica. Bisogna dimostrare che ci sia una convenienza, per l’economia e in particolare per il contribuente. Se si tratta solo di spostare un flacone di medicinale dallo scaffale della farmacia quello della coop, evidentemente non si tratta di liberalizzazioni ma di altra cosa”.

Oggi nei tavoli tematici coordinati da Alfano, il Pdl metterà giù le controproposte: mercato del lavoro e liberalizzazioni sul versante governativo; legge elettorale e riforme su quello parlamentare. Fabrizio Cicchitto mette in guarda da ulteriori giri di vite sui conti pubblici: “Abbiamo già dato… Il governo Berlusoni dal 2008 ad oggi ha fatto manovre per circa 260 miliardi alle quali si è aggiunta l’ultima, fortissima, del governo Monti. Quindi, siamo intorno ai 290-300 miliardi. Credo che nessuno possa pensare di andare avanti così, perchè alla fine queste non sono più manovre ma è la garrota”.

E Guido Crosetto chiede a Monti di “occuparsi della drammatica situazione che il sistema bancario italiano sta creando alla maggior parte delle nostre imprese”. Sono proprio le imprese una delle questioni sulle quali il Pdl sollecita il governo ad azioni mirate di sostegno in una fase così delicata, come ha fatto ieri con una mozione presentata in Senato (primi firmatari Gasparri, Quagliariello e Sacconi) che chiede “misure urgenti per le imprese creditrici della pubblica amministrazione”.

Ce n’è abbastanza per comprendere che il Pdl intende influenzare di più e meglio l’azione del governo, dopo aver buttato giù la pillola amara di una manovra rigorista che non è nelle sue corde. Insomma, c’è una fase 2 per Monti e una fase 2 per la politica che rivendica un confronto preventivo e non più decisioni calate dall’alto. Stesso approccio dal Pd con Bersani che auspica (qualcosa forse di più di un semplice auspicio) un “metodo nuovo” attraverso il quale individuare “una sede” di raccordo tra gruppi parlamentari e Palazzo Chigi. Che sia cabina di regia o coordinamento poco importa. Come a dire: prima di venire a chiedere i voti in Parlamento, parliamone.   

Passaggio strategico questo, per Monti e per i partiti. Se il premier col pacchetto liberalizzazioni si gioca una bella fetta della crescita annunciata come fulcro del nuovo impulso dopo la mazzata della manovra, Pdl e Pd in particolare hanno il problema di agire senza rinnegare non solo i rispettivi programmi elettorali ma soprattutto quella larga parte di consenso che su temi come questi significa conservare, consolidare o perdere voti ed elettorato. Per questo, non sono disposti a ratificare le decisioni del governo e per questo a seconda di come andrà il confronto coi ‘tecnici’ sui provvedimenti di Palazzo Chigi e la mediazione rispetto alle controproposte, c’è da ritenere che in Parlamento il sostegno potrebbe non essere più schematizzato per blocchi.

Oltretutto, le liberalizzazioni sono il classico tema sul quale i desiderata e le resistenze di categorie, corporazioni, lobbies, ordini professionali, si scontrano con le decisioni del governo, come peraltro si è già visto per il settore benzinai (vedi compagnie petrolifere sul nodo esclusiva) , farmacisti, taxisti e notai tanto per citarne alcune. Per non parlare poi dei numerosi avvocati che siedono Parlamento . Il classico tema, peraltro, sul quale nessun governo finora è riuscito a fare granchè.    

Sul decreto liberalizzazioni, Catricalà anticipa che toccherà tutti i settori, compreso l’acqua nonostante l’esito del referendum e già in settimana il Cdm dovrebbe occuparsene. Più in dettaglio, il sottosegretario alla presidenza del Consiglio annuncia che ad esempio sull’acqua, sono allo studio modifiche “che non vadano contro il risultato referendario”. Farmacie e notai: si pensa a un aumento della pianta organica perché “non si tratta di ampliare i mercati ma di ridurre i prezzi”. Esultano gli esponenti delle parafarmacie, meno i farmacisti come pure i notai. Per la benzina invece, il governo punta a creare una “situazione per cui i gestori possano venderla insieme ad altri beni di consumo” e sulle ferrovie occorre “intervenire sulle storture che danneggiano” le stesse Fs, magari con norme che “aiuteranno la facilità di accesso alla rete”.

Catricalà è molto attento nel dire che occorre “consultare i partiti prima di procedere”. Esattamente ciò che rivendicano i partiti nei confronti del governo. Siamo veramente a una svolta o sarà il solito compromesso al ribasso?